Campagne trasformate in una discarica di rifiuti 

Tra Barco e Lochere si trova di tutto: stracci, tegole in amianto, carne, scarti edili e un muflone dilaniato. Sartori (Forestale): «Questo sembrerebbe opera dei lupi»


di Franco Zadra


LEVICO TERME . La tecnologia dei telefoni cellulari, come tutti sanno, permette praticamente a chiunque di documentare e istantaneamente diffondere a livello planetario immagini colte sul proprio territorio, per cui è abbastanza frequente che quando incontriamo, magari passeggiando per le verdi campagne di fondovalle, dei rifiuti abbandonati, facendo immediatamente esperienza di quanto un gesto di inciviltà produca, e non solo dal punto di vista estetico, un degrado ambientale che mortifica l’ambiente e rovina il godimento della natura che ci circonda, ma che rappresenta in sé un pericolo per la salute pubblica oltre a essere grandemente diseducativo, ci serviamo del telefonino per cercare di contrastare il malcostume di chi abbandona. È quanto è successo ad alcuni residenti della zona di Barco, indignati per le immondizie disseminate nella campagna.

«Negli ultimi tre anni – dice l’ispettore Davide Sartori, comandate della Stazione Forestale di Levico - avremo fatto una decina di verbali, anche di rilievo penale, per abbandono di rifiuti». Ma ultimamente sembrano aumentati gli abbandoni di inerti, come tegole e laterizi, forse in relazione con i danni provocati dal maltempo del 29 ottobre scorso. «Chi me lo fa fare di conferire in discarica se poi gli altri si liberano dei rifiuti disseminandoli a caso per la campagna?», sembra essere il pensiero che porta in genere alla emulazione di azioni che, essendo sancito il divieto assoluto di abbandono di rifiuti sul suolo e nel sottosuolo, come nelle acque superficiali e sotterranee, portano con se sanzioni anche penali se l’abbandono è riconducibile a un’attività di impresa o a un ente, mentre se si tratta di rifiuti di natura domestica per i privati la sanzione è amministrativa. C’è chi butta gli inerti nei fossi della campagna tra Barco e Caldonazzo; chi ha macellato un maiale e poi gettato le frattaglie lungo il bordo della strada sterrata, incurante del detto che vuole che del maiale non si butti niente; chi ha svuotato gli armadi dei vestiti vecchi e ha pensato di liberarsene barbaramente addobbando un cespuglio di mutande e maglioncini; si incontrano poi pezzi di quello che sembrerebbe amiantocemento, subito segnalato e probabilmente già rimosso da chi di competenza. Ma anche i lupi ci mettono del loro. «La carcassa di un muflone – dice ancora Sartori – è quello che sembra indicare la presenza di un piccolo branco di lupi che ogni tanto scende dalle Lochere e visita la campagna di Caldonazzo». Un fatto noto da tempo agli agricoltori della zona, ma che non deve far distogliere l’attenzione da chi, ben più dannoso dei lupi, abbandona i rifiuti là dove pensa nessuno guardi.















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