Borgo, Acciaieria comprata dai veneti 

Dopo la prima asta deserta, ieri il colosso dell’acciaio con sede nel Padovano si è aggiudicato l’acquisto: rogito tra 90 giorni


di Marika Caumo


BORGO. Borgo Valsugana Steeel di Acciaierie Venete è proprietaria delle acciaierie di Borgo. Si conclude così una vicenda partita oltre un anno fa, con il fallimento di Leali Steel, l'azienda del gruppo multinazionale olandese Klesch che a sua volta aveva rilevato gli stabilimenti della famiglia di Dario Leali.

Acciaierie Venete si era aggiudicata lo scorso luglio l'affitto del ramo d'azienda degli asset di Leali Steel ovvero lo stabilimento di Borgo ed il laminatoio di Odolo, spuntandola sulla romana Mosteel. A settembre 2017 aveva riavviato impianti e produzione attraverso la newco BSV Srl, controllata da Acciaierie Venete, ridando lavoro a un centinaio di dipendenti.

Mancava l'ultimo passaggio, ovvero l'acquisto tramite asta. In questo anno il gruppo padovano guidato da Alessandro Banzato ha sempre sostenuto l'intenzione di acquistare definitivamente l'ex Leali Steel, anche alla luce degli importanti investimenti fatti finora sui due siti e di quelli da fare. Le risorse impegnate finora, come stabilito in precedenza, verranno riconosciute e compensate con l'acquisto.

Il Tribunale di Trento e la curatela fallimentare di Leali Steel hanno messo in vendita in un unico lotto lo stabilimento di Borgo, il laminatoio di Odolo e il 100% delle quote Laf. Prezzo base: 53.722.000 euro (con rilancio minimo in gara di 500 mila euro). Come era prevedibile la prima asta, fissata per il 29 giugno, è andata deserta, con il bando che già stabiliva una seconda data per martedì 10 luglio, riducendo la base d'asta a 43.322.348,58 euro.

Nei giorni scorsi allo studio Notai Associati Dolzani Piccoli Romano Corso è arrivata una sola offerta. Nessuna asta competitiva dunque, nessun rilancio. Solo l'apertura della busta, ieri mattina: quella di BVS di Acciaierie Venete, che ha confermato la base d'asta di 43milioni. Offerta ritenuta valida, con l'aggiudicazione "preliminare" degli asset ex Leali Steel. Per concludere l'operazione si dovrà attendere, infatti, dopo la pausa estiva: da un lato la legge fallimentare prevede che gli organi della procedura prima dell'assegnazione definitiva debbano tenere conto di offerte al rialzo presentate da soggetti qualificati (creditori) nell'ordine di almeno il 10% e dall'altra serve il nulla osta dell'Antitrust.

A Borgo intanto le maestranze tirano un sospiro di sollievo: dopo un turbolento 2017, ora è tornato il sereno.

Nessun comunicato ufficiale dell'azienda. «Oggi di fatto c'è stata l'assegnazione, è un passo importante ma attendiamo l'aggiudicazione definitiva. Per il rogito devono passare 90 giorni, prima ci sono varie procedure formali da seguire. Ai primi di settembre dovremmo aver concluso», precisa il responsabile relazioni esterne Francesco Semino. Pratiche in capo ai curatori e pratiche in mano a BVS (il via libera dall'antitrust, obbligatorio per legge se l'azienda che viene acquistata ha un fatturato superiore ai 50milioni di euro). Dopo la prima asta andata deserta l'azienda ha presentato un offerta da 43.3 milioni. «E' la stessa che avevamo fatto all'inizio. Il primo giro d'asta prevede come base la cifra della perizia fatta fare dai curatori. E' andato deserto, è stato ribassato il valore e oggi (ieri, ndr) è andato in vendita», precisa Semino. C'era il timore che qualcun altro presentasse un offerta? «43 milioni è un'offerta importante. Per noi questa è un'azienda per cui vale la pena spendere molti soldi e il timore che anche altri la vedessero così c'era. Certo se qualcuno fosse stato interessato lo avremmo saputo indirettamente perché prima di presentare un'offerta si chiede di visitare gli impianti, che ora abbiamo in affitto. E, visto che non è successo, ci ha fatto ben sperare», continua Semino. Tutto è filato liscio insomma, a differenza della gara per l'affitto del ramo d'azienda, nel 2017. «Li erano cifre più basse: la cauzione era di 200mila euro, era più facile entrare in gioco anche solo per turbare le cose. Per presentare un'offerta d'acquisto invece bisognava presentare assegni circolari per il 20% della stessa. Vale a dire 8.6 milioni di assegni circolari che rimangono a disposizione del curatore fino al rogito e quindi si rimane fuori per 90 giorni. Questo perché se salta la vendita, subentra il secondo in quanto la cauzione è già stata versata. Inoltre serviva la dichiarazione della banca che attesti un piano industriale affidabile. Insomma, le maglie erano più strette».













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