Mori, il Comune è «formichina» Ha un tesoretto di 4,5 milioni  

Approvato il rendiconto di gestione 2017, una quota dell’avanzo (2,21 milioni) è per ora accantonata altri 266 mila euro già destinati a investimenti. Incide molto - quasi per il 50% - il costo del personale


di Matteo Cassol


MORI. Ieri sera è arrivato in Consiglio comunale a Mori per l’approvazione il rendiconto della gestione finanziaria 2017, da cui emerge che il Comune moriano, come altri in tempi di magra, è tendenzialmente formichina: l’avanzo di amministrazione (differenza tra entrate e uscite), infatti, è salito dai 3,84 milioni di fine 2016 ai 4,53 milioni di fine 2017 (e a fine 2015 era di 2,63 milioni); di questo tesoretto, però, una grossa porzione è accantonata (2,21 milioni, di cui 1,09 milioni per crediti di dubbia esigibilità, 831 mila per tfr, 200 mila per contenziosi e passività potenziali) e un’altra fetta è già destinata a investimenti (266 mila euro), dunque la somma effettivamente disponibile è di 2,01 milioni, contro gli 1,27 milioni di dodici mesi prima, anche se per utilizzare almeno in parte le risorse serve il via libera da Provincia o Stato (dall’avanzo precedente sono stati applicati sul bilancio 2017 616 mila euro, di cui 549 mila per investimenti). Il saldo della gestione di competenza (ossia il bilancio delle operazioni del solo 2017) è di 1,3 milioni. «In linea generale – si legge nella relazione – un avanzo di amministrazione costituisce un indice positivo per la gestione ed evidenzia la capacità dell'ente di coprire le spese correnti e quelle d'investimento con un adeguato flusso di entrate»; al riguardo, tuttavia, le interpretazioni sono varie: si può dire anche che il Comune ha chiesto troppo ai cittadini o non ha speso tutto ciò che poteva o avrebbe dovuto, visto che poi l’avanzo non è utilizzabile liberamente e in certi casi rischia di andare perso.

Sul bilancio incide in modo importante (per il 48,9% delle spese correnti) il costo del personale: nel 2017 è cresciuto leggermente rispetto al 2016 (da 3,447 milioni a 3,476 milioni), nonostante i dipendenti fossero 80 contro gli 83 dell’anno precedente. La causa sono lemaggiori retribuzioni derivanti dal rinnovo contrattuale 2016-2018, con il surplus finanziato comunque dalla Provincia. Per il personale comunale i moriani spendono 379 euro a testa, cifra simile a quella di investimenti pro capite (362 euro, soprattutto per infrastrutture idrauliche, 1,75 milioni, e stradali, 456 mila euro). Per coprire i costi dei dipendenti pubblici non bastano tutte le entrate da tasse, imposte e tributi (2,95 milioni, di cui 1,93 milioni dall’Imup), a cui si sono aggiunti 168 mila euro da multe e sanzioni. Il Comune di Mori ha 825 mila euro di crediti inesigibili stralciati dal conto di bilancio: negli anni si sono persi per strada ad esempio 592 mila euro di sanzioni al Codice della strada e 99 mila euro di tasse sui rifiuti non pagate. Il 22,2% dei servizi è esternalizzato. Tra i servizi a domanda individuale, con spese per 747 mila euro ed entrate per 551 mila, il nido si finanza per il 73,8%, gli impianti sportivi (spese 213 mila euro, entrate 7 mila) per il 3,4% e il teatro e le attività culturali (spese 334 mila euro, entrate 32 mila) per il 9,6%.

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