Hospice di Mori ai vertici della qualità per il fine vita 

L’Apsp Benedetti protagonista al congresso della Società italiana cure palliative Il direttore La Grutta: «Risultato che conferma la grande crescita professionale»



MORI . Apsp Cesare Benedetti di Mori protagonista, al 25° congresso della Sicp, società italiana di cure palliative: la casa di riposo della borgata ha portato un “poster” (una delle forme di esposizione scelte dalla Sicp per presentare studi e buone pratiche) che ha ottenuto da parte del sodalizio scientifico di professionisti del settore il secondo premio su circa 200 elaborati presentati da istituti di tutta Italia. Il lavoro elaborato dall’ente di Mori era intitolato “Audit clinico sul fine vita. Esperienza di contaminazione tra hospice e rsa”, dandosi come obiettivo la promozione di una migliore qualità del processo decisionale e delle buone pratiche nell’assistenza alla persona negli ultimi giorni o ore di vita. Dopo il congresso tenutosi tra il 15 e il 17 novembre a Riccione, nei giorni scorsi è giunta la comunicazione che il poster moriano è valso il secondo posto del premio intitolato a Giuseppe De Martini. Il lavoro all’Apsp Benedetti è iniziato con un’ampia fase di ascolto che ha interessato tutto il 2017, con lo scopo di riconoscere tempestivamente, analizzare e migliorare le ultime ore di vita degli ospiti sia della rsa sia dell’hospice. Sono stati coinvolti alcuni dipendenti della struttura, con qualifiche professionali diverse, ma anche rappresentanti degli ospiti. Nello specifico, coordinati dal medico conduttore dell’audit Mauro Mattarei e dagli infermieri Emmanuele Speziale e Maicol Ferrari, hanno dato il proprio contributo gli infermieri Andrea Pederzini, Elena Cambone, Daniele Andreatta e Alessandra Colpo, il medico palliativista Giuseppe Arvia, la coordinatrice infermieristica Alessia Bonola, le operatrici sociosanitarie Amanda Seber, Monica Marchesini, Alessandra Baldo, la psicologa Mara Marchesoni, la fisioterapista Clelia Dicillo e, per il servizio animazione, Chiara Ferrari. Ciò che è emerso alla fine dello studio è una procedura che permette di identificare tempestivamente se una persona si trova nella difficile fase della fine della vita e di modificare e adattare l’approccio per garantire la miglior qualità possibile nel tempo che rimane. «In quest’anno di studio – spiega Speziale – abbiamo potuto notare che il metodo porta notevoli benefici nel lavoro e trova riscontro pratico nella realtà. Ci sono stati anche riconoscimenti da parte dei familiari che si sono sentiti accompagnati e assistiti, perché questo sistema è teso alla qualità di vita non solo dell’ospite, ma anche di chi gli sta intorno, compresi anche i professionisti che subiscono emotivamente una fase così delicata». «C’è grande soddisfazione – commenta il direttore Antonino La Grutta – per il risultato conseguito. Conferma una crescita professionale di tutta l’equipe e una sempre maggiore maturità e competenza nell’affrontare situazioni delicate. Ci proietta anche verso il futuro, perché in questo lavoro abbiamo investito e intendiamo continuare a farlo». (m.cass.)

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