«Disboscata la conca di Cei  Uno scempio ambientale» 

Andrea Frapporti annichilito dalla eliminazione di tutte le conifere attorno al lago Il fortunale di agosto ne aveva danneggiate molte, ma ora non ne resta più una


di Luca Marsilli


ROVERETO. Il 6 agosto scorso un fortunale violentissimo aveva colpito la Vallagarina. E la zona tra Castellano e Cei era risultata tra le più colpite, con moltissimi alberi ad alto fusto, quasi tutti conifere, spezzati o sradicati. Un danno evidentissimo sin dai primi momenti dopo la bufera. Ma allora l’impressione era che fosse stata danneggiata una parte significativa, ma non certo la maggioranza di quegli abeti che da sempre costituivano lo sfondo naturale dello splendido laghetto. Da allora il rumore delle motoseghe e dei trituratori (con le ramaglie si fa pellet per le stufe) non è mai cessato. Ed oggi del bosco a prevalenza di conifere attorno al lago (tanto sul versante della montagna che nei giardini privati delle casette sulla fascia costiera) non è rimasto praticamente nulla.

A pochi mesi dalla tempesta, il sindaco Romina Baroni era stata chiara: i forestali avevano valutato tutte le piante, e la loro conclusione era stata che anche molte di quelle che sembravano sane, in realtà avevano subito danni profondi dal vento e quindi non si potevano salvare.

«Io non sono in grado di dire con certezza il contrario - commenta ora Andrea Frapporti - ma l’impressione non solo mia è che si sia colta la palla al balzo. Già da qualche anno era partita l’eliminazione degli enormi abeti sul lato ovest del lago, quelli che forse rovinavano la vista agli ospiti dell’albergo. Adesso il lavoro è stato sistematico. Il bosco non c’è più. Intorno al lago quella cortina di verde cupo che ne faceva un gioiello, un luogo da favola, è sparita. L’impressione è che si vogliano eliminare del tutto le conifere, trasformando il bosco misto in faggeta. Cosa che sia dal punto paesaggistico che da quello della biodiversità non ha alcun senso. Magari quegli alberi potevano anche essere potenzialmente pericolosi, ma allora si potevano abbattere quelli vicini alle case o alla strada. Sul lago o nel bosco cosa mettevano in pericolo? È stato devastato uno dei luoghi più belli del Trentino e spero che non lo si sia fatto a cuor leggero. Per chi ama quel posto, è un colpo durissimo».

Volendo pensare in positivo, per difficile che sia, Frapporti aggiunge che almeno a questo punto non dovrebbero esserci problemi a realizzare quel percorso perimetrale attorno al lago di cui si parla da decenni: non sono più certamente gli alberi a costituire un problema.

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