Viticoltura a mano, la sfida di Paolo Mattevi a Segonzano

Segonzano, Questa settimana abbiamo raccolto la testimonianza di uno di quei giovani viticoltori che vanno annoverati fra coloro che praticano una ”viticoltura eroica” sui terrazzamenti di Segonzano...


CARLO BRIDI


Segonzano, Questa settimana abbiamo raccolto la testimonianza di uno di quei giovani viticoltori che vanno annoverati fra coloro che praticano una ”viticoltura eroica” sui terrazzamenti di Segonzano nella Valle di Cembra. Su ben il 40% dell’azienda non è possibile praticare nessuna operazione colturale con mezzi meccanici, ma solamente a mano. Quindi trattamenti con la lancia, pulitura dei filari dalle erbacce fatta a mano con il decespugliatore.

Parliamo di Paolo Mattevi, un giovane di 24 anni che dopo aver conseguito il diploma di perito chimico all’ITI di Trento, mentre stava cercando un lavoro dava una mano al papà nell’azienda viticola in quel di Spiazzo. Ebbene, durante questo anno e mezzo l’attività agricola che prima non gli piaceva ha cominciato ad appassionarlo ed è scattata la molla di non cercare più lavoro fuori paese, ma di fermarsi e formarsi una propria azienda vitivinicola. La partenza non è stata facile, partendo con un’azienda ex novo serve attrezzarla, manca un atomizzatore di ultima generazione per effettuare i trattamenti con la minor deriva possibile, manca una trattorino adatto ad entrare fra le pergole nella parte dell’azienda lavorabile meccanicamente. Ora, è in attesa dell’ottenimento del premio d’insediamento che per lui sarebbe veramente indispensabile per poter dare una spinta nella gestione razionale dell’azienda. «Il premio servirebbe proprio per questo», sospira Mattevi. Ma nei suoi programmi c’è anche quello di rendere più meccanizzabile l’azienda e di conseguenza anche più sicura nel lavorare il vigneto, ma punta anche ad un modesto ampliamento in quanto attualmente l’azienda è sui due ettari, perché afferma «deve avere una dimensione che sia economicamente sostenibile ma non di dimensioni che mi portino ad un lavoro stressante».

Considerate le difficoltà incontrate ed il lavoro molto impegnativo, chiediamo se dopo tre anni dalla scelta di viticoltore a tempo pieno è pentito: «Assolutamente no, perché è un lavoro che mi piace, ti dà la possibilità di fare le scelte che ritieni più opportune, certo anche di sbagliare, poi non ci sono orari anche se nei periodi di maggiore impegno si possono fare anche più di 12 ore al giorno».

E nell’uso dei fitofarmaci come si relaziona sia in funzione della sua salute che dell’ambiente? «La prima attenzione - precisa Mattedi - è per la nostra salute, ma grande attenzione dobbiamo avere anche per non compromettere il raccolto, cosa molto facile durante le primavere piovose. Dovendo fare molti trattamenti a mano cerchiamo di farne il meno possibile per questo anche la scelta del biologico non è possibile perché richiede un numero di trattamenti che è più del triplo. Io, prosegue, ho fatto 5-6 trattamenti, i produttori biologici fra i 17 e i 18. Anche il diserbo fatto a mano è molto oneroso. Noi - precisa Paolo - siamo molto attenti a rispettare le indicazioni dei tecnici della FEM, ma anche le indicazioni della Cantina Cembra Cantina di Montagna che remunera bene la nostra uva che deve però essere di ottima qualità.Per la montagna la cooperazione agricola, come le cantine sociali, sono uno strumento fondamentale per garantire una adeguata valorizzazione dei nostri prodotti e di conseguenza un adeguato reddito per noi produttori». Fra i progetti di Mattevi c’è anche quello di procedere a delle bonifiche agrarie per rendere più meccanizzabile l’azienda e di conseguenza arrivare ad una forte riduzione della mano d’opera che oggi è necessaria per le varie operazioni colturali.

Mattedi è l’unico giovane che ha scelto la professione agricola a tempo pieno del suo paese, ma a livello comunale vi sono anche altri giovani che hanno fatto la sua scelta, e con loro si confronta spesso, perché i problemi sono comuni. Anche i miei amici che sono rimasti nella professione di perito chimico, apprezzano la mia scelta fatta per passione, anche se hanno capito che è piena di sacrifici ma anche di soddisfazioni non solo economiche.

Paolo è un appassionato giocatore di calcio e per soddisfare il suo hobby di giocatore- da tre anni gioca nel Mezzocorona- si sottomette a grandi sacrifici quale il lasciare l’azienda tre volte in settimana per gli allenamenti.















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