Vitalizi, la riforma rischia Il «tetto» finisce alla Consulta 

Il giudice Morandini ha sollevato questione di costituzionalità sul limite di 9 mila euro al cumulo di assegni per ex consiglieri ed ex parlamentari. In bilico pure il taglio del 20% 


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Questa volta la riforma che tagliava i vitalizi rischia davvero grosso. E le casse della Regione tremano, visto che l’ente potrebbe perdere i 30 milioni derivanti dai tagli previsti dalle leggi 4 e 5 del 2014. Soldi che la Regione non incasserebbe da chi non ha restituito gli anticipi ricevuti e o che dovrebbe restituire a chi ha ottemperato alla legge.

Le due leggi si erano attirate gli strali, e i ricorsi, di 62 ex consiglieri provinciali. Nei giorni scorsi il giudice Massimo Morandini ha accolto, con quattro distinte ordinanze di remissione alla Corte Costituzionale datate 23 maggio, una delle questioni di costituzionalità sollevate dai difensori degli ex consiglieri e delle vedove (i professori Massimo Luciani, Romano Vaccarella, Maria Alessandra Sandulli e l’avvocato David Micheli) e ha rinviato la legge 4 del 2014 alla Corte Costituzionale nella parte in cui fissa un tetto di 9 mila euro al cumulo tra vitalizio da consigliere regionale e vitalizio da parlamentare.

I ricorrenti che chiedono che venga eliminato questo limite sono Siegfried Brugger, Hubert Frasnelli, Edith Gasser, vedova Rubner, ed Irmtraud Demattio, vedova Dalsass. Il giudice Morandini ha ritenuto non infondata la questione costituzionale nella parte in cui la legge fissa un tetto a vitalizi che venivano già percepite e, quindi, si tratta di un taglio con effetto retroattivo. le ordinanze sono lunghe 7 pagine e nella motivazione si sostiene che il tetto potrebbe violare due principi di rango costituzionale: il principio di affidamento e il principio di ragionevolezza. Il primo prevede che non si possono ledere diritti sui quali le persone avevano fatto affidamento in forza di norme giuridiche in vigore. Il secondo, invece, è costituito dal fatto che non è ragionevole tagliare definitivamente un vitalizio assegnato in forza di una legge. Questo secondo principio viene invocato non solo per il tetto di 9 mila euro al cumulo, ma anche per altre due questioni di costituzionalità sollevate dalle difese e riguardanti il taglio del 20% dei vitalizi previsto dalle due leggi di riforma e del taglio del 20% degli assegni di reversibilità per le vedove. Il giudice Morandini nelle motivazioni ha affrontato anche di queste due fattispecie e, al contrario di quello che aveva fatto il giudice Roberto Beghini, si è riservato una decisione su un eventuale rinvio alla Consulta anche per questi due aspetti. Non solo ha sostenuto che i tagli del 20% sono contrari al principio di ragionevolezza perché sono definitivi ed eccessivamente punitivi. Il giudice ha già fissato per il 2019 le udienze di precisazione delle conclusioni, ma ha anche specificato che si riserva di rimettere la legge alla Consulta anche per questi ulteriori aspetti. Quindi tutti e quattro i motivi di ricorso dei 62 consiglieri potrebbero finire davanti alla Consulta e le leggi 4 e 5 del 2014 potrebbero essere travolte. La Consulta era già stata investita da una questione di costituzionalità riguardante la legge 5 del 2014 che era stata rinviata alla Corte dal giudice Beghini che aveva ritenuto non manifestamente infondata la questione di costituzionalità riguardante la modifica del tasso di sconto. Il tasso calcolato dal consulente Gottfried Tappeiner era stato considerato troppo generoso ed era stato ricalcolato con valenza retroattiva.













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