Vitalizi, hanno restituito 34 consiglieri

Rientrati nelle casse del consiglio 4,3 milioni sui 29 da recuperare. Ma i ricorsi sono in arrivo. Taverna: «Sono pronto»


di Chiara Bert


TRENTO. Sono raddoppiati in tre settimane: erano 18 a fine settembre, ieri erano 34 i consiglieri ed ex che hanno restituito al consiglio regionale gli anticipi ricevuti nel 2012 come attualizzazione dei vitalizi. E che la riforma approvata a inizio luglio di quest’anno ha chiesto loro di ridare indietro, almeno in parte. Complessivamente sono tornati nelle casse del consiglio 4 milioni 360 mila euro. Ancora una piccola parte di quei 29,4 milioni che è il totale da recuperare, pari al 54% di quanto erogato per effetto della legge 6 del 2012.

Su 127 chiamati a restituire, 34 rappresentano il 26%, dunque poco più di un quarto. Un dato che ad oggi il presidente del consiglio regionale Diego Moltrer giudica «un buon risultato» «Gli ultimi decreti sono partiti solo giovedì scorso», dunque c’è chi ancora non li ha materialmente ricevuti.

La legge dà tempo 90 giorni dal ricevimento per effettuare la restituzione o, in alternativa, presentare ricorso.

Modalità di restituzione. La restituzione può avvenire in due modi: con un versamento sul conto corrente del consiglio regionale oppure con un trasferimento al consiglio di quote detenute dal consigliere nel Fondo di previdenza Family in cui giacciono 31 milioni di quote pensionistiche di consiglieri ed ex. Nel caso in cui il consigliere non sia titolare di quote del Fondo Family si può procedere alla restituzione attraverso una riduzione del 50% dell’assegno vitalizio mensile, fino alla restituzione di quanto dovuto.

C’è poi il caso di chi, come l’ex assessora Pd Marta Dalmaso (Trentino di ieri, ndr) che ha annunciato di aver restituito l’anticipo di 151 mila euro: nel suo caso, come per i 40 ex consiglieri che non hanno ancora maturato il diritto a percepire il vitalizio, le quote detenute nel Fondo Family sono state per legge trasferite dal consigliere al consiglio regionale.

Il dilemma dei consiglieri in carica. Chi si trova al bivio sono i consiglieri in carica che devono scegliere tra il ricorso contro la restituzione e il posto in consiglio provinciale. Il loro scaglione è stato l’ultimo cui il presidente Moltrer ha inviato i decreti con le cifre da restituire. La legge elettorale prevede l’incompatibilità per i consiglieri che aprano vertenze giudiziarie nei confronti della pubblica amministrazione provinciale e regionale: ciò significa che un consigliere che si oppone al Tar contro un provvedimento è passibile di decadenza; titolare del procedimento è la commissione convalida del consiglio regionale (o provinciale). Presentare ricorso comporta un doppio rischio: perdere il posto in consiglio e anche la partita giudiziaria. Alessandro Urzì, tra gli oppositori della legge di riforma (deve restituire 668 mila euro), ha deciso: «Non presenterò ricorso, verserò quanto mi è stato chiesto. Una parte l’ho spesa per la campagna elettorale, dovrò accendere un mutuo».

Ricorsi in arrivo. Ufficialmente non ci sono ancora ricorsi depositati. Ma si può già anticipare che sono in arrivo. Tra i destinatari dei decreti di restituzione c’è già chi si è rivolto all’associazione degli ex consiglieri, portando le carte relative alla propria situazione pensionistica. Come annunciato, l’associazione presieduta da Franz Pahl assisterà chi vuole ricorrere contro la legge. Anche se in questa fase le bocche restano rigorosamente cucite sui nomi di chi è pronto ad avviare la battaglia legale contro la Regione.

Tra questi c’è l’ex consigliere provinciale di An Claudio Taverna. «Non ho ancora presentato nulla ma abbiamo tempo 90 giorni e io la mia decisione l’ho presa nel momento in cui è stata approvata la legge». Nessun ripensamento dunque, nemmeno alla luce di chi, in queste settimane, ha scelto di restituire. «Sono del tutto indifferente», sbotta Taverna, «le scelte sono individuali e io mi regolo a mio modo. Personalmente mi reputo vittima di una legge che non ho scelto io».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano