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Vitalizi, gli ex ora minacciano la Regione

Taverna: «Avanzo e Rossi ci intimano di pagare? Noi la diffideremo data l’impraticabilità giuridica dell’ingiunzione fiscale»



TRENTO. Non adempiranno all’intimazione della Regione di restituire le riliquidazioni dei vitalizi e anzi controbatteranno con una nuova diffida contro la stessa amministrazione. Lo hanno deciso gli ex consiglieri regionali dopo due riunioni svolte a Trento e Bolzano. A comunicarlo è lo stesso portavoce dell’associazione degli ex consiglieri regionali e degli ex parlamentari nazionali ed europei del Trentino-Alto Adige Claudio Taverna.

«Di fatto, la rinnovata iniziativa ferragostana Avanzo-Rossi ricalca quella natalizia della sola Avanzo - spiega Taverna - naufragata nel “mare magnum” dei pareri e delle consulenze legali (a spese del contribuente), affidando alla Trentino Riscossioni spa il “recupero” dei crediti “asseriti”, ma espone giunta e consiglio regionale ad una rinnovata diffida, con tutte le conseguenze, nessuna esclusa, per i responsabili, che sarà inviata nei prossimi giorni, data l’impraticabilità giuridica dell’ingiunzione fiscale, per la natura delle somme in contenzioso».

La Regione, infatti, già ai primi di agosto aveva annunciato il recupero forzoso dei vitalizi con tanto di intimazione di pagamento: 30 giorni dal ricevimento della missiva per restituire quanto dovuto, in caso contrario dovrebbe scattare l’azione di Trentino Riscossione. La decisione era stata assunta a fine luglio con una delibera di giunta regionale: in base alla riforma del 2014 che ha tagliato i vitalizi, restano, infatti, da restituire 6.191.888 euro dovuti al consiglio regionale, di cui 4,8 milioni di anticipi dovuti dagli ex consiglieri che avevano optato per l’attualizzazione e di 1,3 milioni di anticipi erogati a consiglieri che non avevano ancora maturato il requisito anagrafico per il vitalizio.

«In questo modo si moltiplicano solo i procedimenti giudiziari - prosegue Taverna - sarebbe stato sufficiente attendere la sentenza del giudice al quale i ricorrenti si erano rivolti perché valutasse la conformità della leggere regionale del 2014 riformatrice della precedente legge regionale sui vitalizi, salutata con unanime “plauso” generale soltanto due anni prima all’ordinamento giuridico. Gli ex consiglieri, infatti, in caso di esito sfavorevole avrebbero provveduto spontaneamente alla restituzione delle somme, come più volte dichiarato».

La legge “di due anni prima” cui fa riferimento Taverna è quella che aveva permesso ai consiglieri regionali di incassare il vitalizio in cinque tranche, la prima pagata subito e le altre tra il 2018 e il 2021 (quelli che erano nella cassaforte del fondo Family).

«Oltretutto - completa il portavoce dell’associazione ex consiglieri regionali - la maggior parte dei ricorrenti è estraneo alla riforma del 2012, risultando essi piuttosto incolpevoli vittime, mentre paradossalmente Ugo Rossi, oggi “indefesso” moralizzatore, fu tra coloro che approvarono sia la legge 6/2012 sia la legge 4/2014, quando la prima, gli assegnò (e con lui ad altri 43 compagni di viaggio) una liquidazione (vitalizio camuffato) di 210.000 euro, dopo una sola legislatura. Quindi, ora la diffida. Poi, qualora il recupero forzoso dovesse comunque essere attivato, i singoli ex consiglieri interessati proporranno rituale opposizione davanti al giudice». La “battaglia”, dunque, continua.













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