Vernon Smith a Trento: "Regolecontro le bolle finanziarie"

Il premio Nobel al Festival dell'Economia: la crisi degli anni Duemila dimostra che nella realtà ci si dimentica delle esperienze del passato, cosa che invece non accade negli esperimenti di laboratorio


Roberto Colletti


TRENTO. Regole ed ancora regole. Imparando dall’esperienza. Così si governano le bolle finanziarie. E per evitare i tracolli dei debiti sovrani - l’Italia non è esente da rischi - sono indispensabili politiche fiscali certe e concrete opportunità per i giovani. La ricetta del Nobel Vernon L. Smith pensata per Obama sembra fatta su misura per Berlusconi & Tremonti.
Un po’ spiazzante la lezione di Vernon L. Smith, premio Nobel 2002 per l’economia. Che nella clesiana Sala Granda promettava, ieri nella giornata d’esordio del festival, di spiegare analogie e differenze tra la Grande Depressione del ’29 e la Grande Recessione del 2007-2009.
Promessa mantenuta. Non tanto con spiegazioni da “professore” di economia politica - questa la sorpresa - ma di chi è convinto (sperimentalmente) che non è la sola razionalità che informa le decisioni dei mercati ed è certo (storicamente) che gli economisti, quando c’azzeccano, non sono ascoltati. Ma sopratutto pensa che i politici sono spesso e volentieri incompetenti ed inadeguati, perché non si rassegnano ad imparare dall’esperienza. Cosa che, invece, le “cavie” degli esperimenti di neuroeconomia di Smith - tra razionalità prefrontale ed istinto limbico - apprendono in fretta. Dopo essersi comportati, in laboratorio, esattamente come gli acquirenti di case Usa facendo scoppiare una nuova bolla in vitro, la seconda volta sono stati più prudenti e la terza si sono dedicati ai soli investimenti “sicuri”.
Non così, nella realtà, hanno reagito i politici Usa i quali, dopo aver regolamentato i mercati azionari sconvolti dalla crisi del ’29, negli Anni 90 si sono dimenticati di quell’esperienza, consentendo la concessione di mutui a chi non poteva pagarli e lasciando briglia sciolta ad un mare di derivati senza garanzia. Con la Fed di Ben Bernanke intervenuta, pur con decisione, a disastro già scoppiato.
Reazione sufficiente? Smith non pretende di saperlo, ma dice che la politica, anche stavolta, non ha voluto (per incompetenza? per debolezza?) imparare dall’esperienza. Si vedrà. Ma nel frattempo il suo consiglio è di regolamentare i mercati azionari ed esigere garanzie certe per quelli del credito. Ciò che ha fatto, per esempio, nelle scorse settimane, suscitando le forti reazioni dei fondi, la cancelliera Angela Merkel vietando per un elenco di titoli le negoziazioni allo scoperto. Non un attentato al libero mercato, ma la sua protezione.
Una lezione, se si bada alle idee suggerite da Smith, cui potrebbe ispirarsi anche la coppia Berlusconi & Tremonti garantendo, «per scongiurare il default, non impossibile, dei debiti pubblici greco, spagnolo, portoghese ed italiano, un fisco certo, altrimenti gli investitori guarderanno altrove». E politiche «che offrano opportunità ai giovani, perché anch’essi non se ne vadano».
Una sintesi di storia e di esperimenti di laboratorio. Una ricetta che ha il sorprendente sapore del buon senso. Esattamente l’ingrediente che manca all’avidità che insegue la sola massimizzazione del risultato e alla politica che non vede al di là del proprio naso













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