Vecchio carcere,  salvarlo o abbatterlo? Aperta un'inchiesta

Il fascicolo aperto dopo l’esposto di Italia Nostra. Si dovrà verificare se la struttura di via Pilati è da tutelare o se si può demolire per far nascere al suo posto la nuova cittadella giudiziaria


Mara Deimichei


TRENTO. Il vecchio carcere, quello che fra due mesi sarà svuotato in vista del trasloco a Spini, è un bene storico da tutelare o si può demolire per far nascere sulle sue macerie la nuova cittadella giudiziaria? Domanda non certo nuova ma alla quale presto arriverà una risposta. La procura, infatti, ha chiesto un parere definitivo ad un architetto. E ha anche aperto un fascicolo. L'iniziativa della procura è nata alla luce di un esposto che è stato presentato da Italia Nostra nel luglio scorso e quindi l'apertura del fascicolo è un atto dovuto. Il punto da verificare è uno solo, ossia se il carcere sia o no un bene «degno» di tutela in quanto patrimonio storico. Ieri mattina il procuratore capo Stefano Dragone e il sostituto Alessandra Liverani hanno fatto un sopralluogo nella struttura carceraria che si trova dietro al tribunale.

Una visita per vedere in prima persona il manufatto che risale all'impero austrungarico. I due pubblici ministeri, guidati dalla direttrice del carcere, hanno anche visitato la chiesetta che è racchiusa fra le celle. A stendere la consulenza in base alla quale sarà poi presa la decisione e il professore Caballo. A lui il compito di definire la valenza della casa circondariale. L'ipotesi di reato discende dal decreto legge numero 42 del 22 gennaio del 2004 e in particolare dall'articolo 169 che stabilisce che: «è punito con l'arresto da sei mesi ad un anno e con l'ammenda da euro 775 a euro 38.734, chiunque senza autorizzazione demolisce, rimuove, modifica, restaura ovvero esegue opere di qualunque genere sui beni culturali». Il punto è che se il carcere fosse dichiarato un bene da tutelare, allora il progetto della Provincia subirebbe un blocco definitivo. Si tratta di un progetto importante e atteso da tempo, un progetto che risolverebbe i problemi che derivano dalla suddivisione, in palazzi in zone diverse della città, di parte degli uffici giudiziari. Contro la demolizione da sempre Italia Nosta e il Fai. «Il carcere è un'opera unitaria con il palazzo di giustizia, l'unico monumento mitteleuropeo di Trento - ha detto la presidente del Fai Giovanna degli Avancini - e di un monumento, antico o moderno che sia, è inconcepibile demolire una parte, sarebbe come togliere il campanile al Duomo o le barchesse a una villa veneta».

In oltre 5 mila (5.500 per l'esattezza) hanno firmato contro la demolizione, tra i tanti la storica dell'arte Mina Gregori secondo la quale sarebbe «un intervento antistorico e imperdonabile», e il carcere di via Pilati è finito anche sul National Geographic dell'estate 2009. Nel 1993, e poi nel 2003, la Sovintrendenza lo dichiarò, a differenza del tribunale, privo di valore storico-artistico. Nel 2005, al concorso per il nuovo polo giudiziario vinto dall'architetto Niccolini, tutti i progetti (come indicato nel bando) ne avevano previsto la demolizione.

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