Valsugana, la polizia a lezione in strada

Agenti dal Triveneto hanno svolto controlli sui camion: una quarantina fermati, 14 multati, quasi tutti autisti stranieri


di Marika Caumo


VALSUGANA. «Mai visto tanti camion stranieri come qui». Nalon Serghei è agente di un corpo di polizia locale bolognese ma anche docente Isopol: si occupa di formazione alle forze dell'ordine nel settore dei trasporti internazionali. Un esperto dunque, che rende la sua frase ancora più significativa. Perché quel "qui" è riferito alla Valsugana, che ieri ha "ospitato" il corso sul trasporto internazionale di merci organizzato da Anvu, l'associazione Polizia Locale d'Italia, in collaborazione con il corpo di Polizia Locale Valsugana e Tesino guidato da Emanuele Ruaro, Comunità di valle e Comune di Borgo.

Un corso che per la prima volta in Italia ha visto un controllo integrato di tali dimensioni, con il coinvolgimento della Polizia locale. Ieri in Valsugana erano presenti ben 88 agenti provenienti da una trentina di Comandi del Triveneto, Lombardia ed Emilia Romagna, oltre ai carabinieri del nucleo radiomobile di Borgo e agli agenti forestali. A Borgo hanno seguito la parte teorica condotta da Patrizia Lazzari, spostandosi sulla SS47, all'altezza del ristorante Al Mulino, sulla retta di Ospedaletto, per la parte pratica, dove è stato istituito un punto di controllo su ambo i lati. I camion stranieri venivano indirizzati da una pattuglia al centro mobile di revisione (messo a disposizione dal Ministero dei Trasporti, in Italia ce ne sono sei) ovvero un tir che funziona da officina attrezzata per la revisione sul posto di fumi, freni, peso, gruppi ottici. Sull'altro lato della strada un’unità mobile di controllo, dotata di "docubox" per il controllo dei dati sul cronotachigrafo e dell'autenticità dei documenti.

Una quarantina i mezzi fermati ieri. Dodici quelli controllati mercoledì dai soli agenti valsuganotti, per i quali sono state emesse 14 sanzioni. «Più di due camion stranieri su tre vengono sanzionati», spiega Serghei, impressionato dalla mole di traffico internazionale in continuo aumento: ogni due tir, uno è straniero. Soprattutto mezzi di nazionalità rumena, bulgara, polacca, ceca, turca, macedone, albanese, dei paesi baltici ma anche tedesca. Ieri, tra gli altri, è stato fermato un camion slovacco con rimorchio irlandese, che lavorava per una ditta austriaca e guidato da un inglese.

«I controlli riguardano lo stato dei veicoli, le manomissioni e i tempi di guida e riposo», ha spiegato il comandante Ruaro, annunciando la volontà di ripetere e implementare l'iniziativa. Ha ricordato come molti autisti stranieri, a fronte di un basso costo, "tirano" sulla manutenzione, manomettono gli strumenti a bordo ed alterano i tempi di riposo, guidando più ore del consentito. Ciò comporta un pericolo per la sicurezza. «Troviamo gente con 22 ore di guida o con bottigliette d'acqua contenente urina, non si fermano nemmeno per andare in bagno. Sono bombe ad orologeria», aggiunge il presidente regionale Anvu, Marco Demattè. Che ricorda il problema della concorrenza stradale, in primis sugli stipendi: un autotrasportatore bulgaro da contratto nazionale prende 327 euro lordi al mese, ovvero 255 netti, più 12 euro al giorno per missione all'estero. Un quinto di un collega italiano, che arriva sui 2mila. Altro dato significativo: in Italia nel 2013 c'erano 80mila licenze assegnate, per altrettanti camion, in Bulgaria120mila: gran parte di questi ultimi non lavorano lì, ma nei paesi occidentali.













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