Val di Sole, rispunta il passato

Nuovi ritrovamenti archeologici nei siti delle valli del Porè e del Molinac: ok all’analisi di cinque reperti


di Sergio Zanella


MEZZANA. Nuove importanti notizie per la storia della Val di Sole. Negli scorsi giorni il professore Diego Ercole Angelucci, docente del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento, ha richiesto e prontamente ottenuto l’autorizzazione della Sopraintendenza ai beni culturali della Provincia per eseguire un’analisi “non distruttiva” di cinque nuovi reperti archeologici provenienti dai siti della Val del Porè e della Valle del Molinac nel comune catastale di Ortisè (Mezzana).

Tale sito, oggetto di analisi dal 2010 del progetto Alpes, è infatti uno dei maggiori punti cardine nella ricerca ideata per verificare l’esistenza di un vero e proprio paesaggio pastorale d’alta quota in Val di Sole nel Medioevo. Negli anni, nel pascolo soprastante i paesini di Ortisè e Menas, sono infatti già state localizzate decine di ritrovamenti murari di strutture costruite con pietre a secco, ideali per ospitare una comunità pastorale nell’arco del periodo estivo. Ciò che però più importa è che, nei recenti scavi e carotaggi operati all’interno di questi siti, siano stati ritrovati dei frammenti ceramici e di altri materiali che hanno permesso di acquisire dei dati fondamentali per la comprensione non solo dello sfruttamento antropico dei pascoli di quota ma anche del tipo di società alpina radicata in Val di Sole.

A partire infatti dalle prime indagini preliminari, datate 2011, si è infatti subito aperta una nuova pagina nell’archeologia della pastorizia delle aree montane alpine. Se il recente utilizzo pastorale del complesso è comunque facilmente attestabile dalle sue stesse caratteristiche e dalle informazioni orali raccolte tra la gente del posto, diverso è il discorso che merita invece di essere fatto se si cerca di postdatare le strutture murarie ad un periodo precedente all’anno 1000. Già dei primi reperti rinvenuti avevano infatti permesso di fare risalire i ruderi dei capanni della Val del Porè ad un arco temporale circoscrivibile tra il XV ed il XVI secolo. Ma una successiva analisi al radiocarbonio su dei resti di legno carbonizzato ha permesso di spostare il tutto indietro di altri sette secoli, certificando un primo passaggio dell’uomo nel sito risalente addirittura agli ultimi decenni del 700.

La sfida del professor Angelucci non si è però fermata qui. Come dichiarato in recenti interviste, il progetto Alpes ha infatti ancora l’obiettivo di attestare delle possibili frequentazioni umane, nella zona della Val del Porè e della Valle del Molinac, risalenti ad un periodo precedente anche al Medioevo. Si spera quindi che questa nuova analisi ai raggi X dei cinque frammenti appena rinvenuti possa chiarire ulteriormente le reali tempistiche di questo insediamento pastorale situato ad oltre 2 mila metri di quota. Tali scoperte potrebbero inoltre dare maggiore visibilità ad un patrimonio culturale finora quasi totalmente sconosciuto, che merita invece di essere analizzato e dovutamente protetto.

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