sanità

Vaccinazioni, in Trentino cresce il partito del «no»

Raddoppiati gli obiettori: quasi 400 casi all’anno. Così la nostra provincia è tra le zone meno coperte, sotto la soglia di sicurezza



TRENTO. I “no” alle vaccinazioni raddoppiano: erano 179 nel 2010, sono diventati 377 nel 2014, con un aumento netto nel 2012, quando in provincia di Trento venne abolita la sanzione per i genitori che rifiutano di vaccinare i propri figli. I motivi? Per alcuni casi si tratta di problemi di salute, alcuni non indicano le motivazioni della propria scelta, ma nella grande maggioranza dei casi il rifiuto è stato giustificato con un “insuperabile convincimento personale”.

E nello stesso tempo scende la percentuale dei bambini sottoposti alle vaccinazioni obbligatorie (che restano tali, anche se la sanzione non è più prevista) che ormai sono sotto il 95 per cento, cioè la soglia di sicurezza indicata dal piano di prevenzione nazionale, quella sotto la quale (sostengono le autorità sanitarie) viene messa a rischio l’intera collettività.

Sono gli ultimi dati forniti dall’azienda sanitaria della provincia di Trento, proprio mentre si discute della possibilità di non ammettere nelle scuole i bambini che non sono stati sottoposti alla vaccinazione. Una possibilità - ha chiarito ieri la ministro Beatrice Lorenzin - che deve comunque passare attraverso il Parlamento e non può essere introdotta semplicemente con il piano vaccinale che ora dovrà essere recepito dalle regioni e dalle province autonome.

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L’azienda sanitaria in più occasioni ha lanciato l’allarme, sottolineando comunque che si tratta di un calo comune alle regioni limitrofe, con il caso particolare della Provincia di Bolzano dove il rifiuto delle vaccinazioni ha proporzioni molto superiori.

L’azienda sostiene - all’interno del proprio bilancio di missione - che si tratta di un problema ideologico: «Si è assistito negli ultimi anni alla diffusione nell’opinione pubblica di dubbi e timori nei confronti delle vaccinazioni ad opera di associazioni e movimenti contrari ideologicamente alle vaccinazioni, spesso amplificati attraverso siti internet». Una posizione che - secondo l’azienda sanitaria - è “priva di fondamento scientifico, ma comunque ha un impatto negativo sull’adesione alle vaccinazioni”.

Dai dati emerge chiaramente come la Provincia di Trento sia fra le realtà italiane dove la copertura vaccinale è più bassa, sotto la soglia di sicurezza del 95 per cento e sotto la media nazionale. Tra le valli del Trentino la copertura è scarsa nelle valli di Fiemme e Fassa (come nel capoluogo) mentre percentuali più alte si registrano in valle di Non, in Rotaliana-Paganella, in Primiero e nella Bassa Valsugana.

 













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