SANITà

Vaccinazioni, il Trentino sotto la soglia

Dopo l’abolizione delle sanzioni la percentuale è scesa sotto il livello minimo del 95%: «Dobbiamo correre ai ripari»


di Andrea Selva


TRENTO. Un calo costante delle vaccinazioni, accelerato dall’abolizione (in Trentino) delle sanzioni previste per i genitori che non sottopongono i figli ai vaccini. E’ stato il direttore dell’azienda sanitaria, Luciano Flor, a lanciare l’allarme per le scelte delle famiglie (supportate da alcuni operatori sanitari) che mettono a rischio l’intera comunità. E ora Maria Grazia Zuccali (del dipartimento prevenzione dell’Azienda) spiega perché il fenomeno non deve essere sottovalutato.

Dottoressa Zuccali, le vaccinazioni sono in calo, ma siamo comunque oltre il 90 per cento. Perché preoccuparsi?

Perché c’è uno standard stabilito a livello internazionale che prevede una soglia del 95 per cento. Si tratta di un minimo di sicurezza per evitare la ri-comparsa e comunque la diffusione di queste malattie infettive. Si tratta di una soglia che ha discreti margini di sicurezza, ma comunque noi siamo andati sotto e dobbiamo rimediare.

Questo calo è dovuto a una scelta ben precisa oppure a disinteresse o disinformazione?

Escludo le seconde due ipotesi: noi raggiungiamo tutte le famiglie in cui sono presenti bambini. Ci attiviamo anche nei confronti di chi arriva in Trentino da fuori provincia per chiedere lo stato vaccinale ed eventualmente procediamo con la vaccinazione. Si tratta invece di una scelta ben precisa da parte di un movimento di persone che rifiutano la vaccinazione.

Quale è la procedura che seguono?

Dal 2012 non è più prevista in Trentino la sanzione, ma chi non vuole sottoporre i figli al vaccino deve comunque firmare un’assunzione di responsabilità.

Si tratta di persone documentate?

Direi di sì, ma vorrei aggiungere che si tratta di persone “documentate a modo loro”. Anche sulla base di informazioni ricevute via internet o da alcuni operatori sanitari che fanno parte di questo movimento.

I rischi dei vaccini sono riconosciuti dalla letteratura medica?

Possiamo dire che le vaccinazioni sono sicure e prevedono “eventi avversi” davvero rari. Inoltre i vaccini vengono somministrati al bambino dopo un’anamnesi che - eventualmente - prevede l’esonero dalle vaccinazioni.

Ci sono percentuali dei cosiddetti “eventi avversi”?

Parliamo di rischi che sono centinaia o addirittura migliaia di volte inferiori rispetto al rischio a cui è esposta una persona che non viene vaccinata.

La fuga dalle vaccinazioni ha avuto un’accelerazione dopo che sono state eliminate le sanzioni?

Sì, è evidente dalle statistiche. Ma poi c’è stata una stabilizzazione. Questo non toglie che dobbiamo cercare di aumentare la percentuale per rispettare la soglia del 95 per cento.

Rispetto alle altre realtà italiane come siamo messi?

Siamo sotto la media nazionale, in una tendenza che ci accomuna ad altre Regioni dell’Italia settentrionale. Il Veneto sta pagando (più di noi) l’abolizione dell’obbligatorietà, e anche Bolzano ha dati peggiori: ma è una situazione particolare, nota da tempo.

Nella fuga dai vaccini si nota un rifiuto indiscriminato?

In genere il rifiuto è su tutta la linea, ma alcuni scelgono comunque la vaccinazione contro il tetano perché si tratta di una malattia contro cui è difficile proteggersi con attività di prevenzione, ad esempio perché non viene trasmessa per vie aeree. Inoltre abbiamo notato che ci sono genitori che scelgono di non vaccinare i bambini in tenerissima età (a 3 mesi) per rinviare l’appuntamento più avanti.

Scendere sotto la soglia che cosa comporta?

Si mette a rischio il lavoro preventivo che viene svolto da tutta la comunità.













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