l'inchiesta

Un fiume di denaro pubblico nelle casse di Deloitte

Dalla trasformazione delle Comunità di valle alla riorganizzazione della Provincia Così la società di consulenza incassava milioni di euro in un intreccio complicatissimo


di Luca Pianesi


TRENTO. È un’impresa quasi impossibile tracciare con precisione il flusso di denaro che negli anni è transitato dalla Provincia di Trento a Deloitte. In una sua risposta all’interrogazione del consigliere provinciale Civico, il presidente Rossi stimava in 5,7 milioni di euro “circa” il valore degli incarichi affidati alla società di consulenza dalla Pat nel periodo di tempo 2010-2013. L’obiettivo? Organizzare la riforma delle Comunità di valle, riorganizzare la Provincia e i servizi informatici dell’amministrazione.

A questi vanno aggiunti i “famosi” 7,5 milioni di euro (quelli oggetto dell’inchiesta della Procura) per la maxiconsulenza per la ricerca e l’innovazione che tramite Trento Rise sarebbero dovuti finire alla stessa Deloitte (in realtà il 50% di quella somma sarebbe dovuta finire alla aggiudicataria: 3,75 milioni di euro a fine progetto; 1,2 già liquidati a Deloitte per stessa ammissione degli inquirenti).

Ma il flusso di euro che in questi anni è passato dalla Pat a Deloitte è molto più ampio di quanto spiegato da Rossi nella sua risposta a Civico. Addirittura una prima consulenza alla società multinazionale era stata chiesta nel 1995 dalla Pat per stabilire il reale valore economico della “Concilio Vini spa” per la cifra di 10 mila euro (22 milioni di lire). Nel 1998 è tramite l’Azienda provinciale sanitaria che vengono pagati circa 100 mila euro per la riorganizzazione centrale del sistema di prenotazione Cup.

«In buona sostanza - dichiarava l’ex consigliere Divina in un’interrogazione - serviti a farci dire che il servizio non funziona e che è meglio affidarlo a ditte esterne». C’è poi il primo grande accordo che lega l’Università di Trento e Informatica Trentina a Deloitte che risale al 2003-2004: la creazione di un consorzio ribattezzato D-UnIt per la gestione informatizzata del personale universitario.

Un progetto cominciato da Giunchiglia, all’epoca vice rettore dell’Università, e Maria Isabella Bressan (moglie di Giunchiglia) che era vice direttore di Informatica Trentina e precedentemente per 10 anni dipendente della Andersen Consulting Spa (impresa di consulenza nel 2002 assorbita da Deloitte). Un progetto che all’epoca vale circa 1,2 milioni di euro. A partire dal 2004, poi, Deloitte entra con forza all’interno della Tsm dove cura direttamente dei corsi di studio e dalla quale riceve consulenze di vario tipo: stando al 2011una “consulenza di ricerca” da 120 mila euro; nel 2012 per “attività di riorganizzazione della Pat” altri 60 mila euro.

Ma praticamente tutte le controllate della Provincia “ingrassano” le casse della società di consulenza: stando solo al triennio 2010-2013 (come spiegato dallo stesso Rossi nella sua risposta a Civico) Informatica Trentina aveva affidato alla Deloitte 15 incarichi per 3,5 milioni. Difficile, quindi, tracciare l’incredibile flusso di denaro che in 20 anni è transitato dalla Pat a Deloitte. E l’infografica lo dimostra: da Trento Rise fino a 4 milioni in un anno.

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