Tribunale, sassi contro le finestre dei giudici 

Nella notte ignoti hanno infranto alcuni vetri. Condanna di Rossi e Dorigatti: «Inaccettabile»



TRENTO. Sassi contro il tribunale di Trento. Ignoti hanno infranto i vetri del Palazzo di giustizia nel giorno in cui si insediava il nuovo procuratore Raimondi. Bolognini contro le stanze dei giudici. E’ preoccupato? «Perché, non sono stato io» risponde ironico il procuratore che ha alle spalle una carriera di peso con indagini importanti prese a modello anche dalla direzione nazionale anti mafia. In via Pilati l’allarme del palazzo di giustizia è scattato alle tre del mattino. Sul posto i carabinieri che hanno constatato l’ennesimo vilipendio alla casa della giustizia del Trentino. Sono state spaccate quattro finestre. Ignoti hanno usato un bolognino, scagliandolo contro i vetri dietro ai quali vi sono anche gli uffici di alcuni giudici. In pochi mesi questo è il secondo episodio che si registra ai danni del tribunale. Tutto è stato ripreso dalle telecamere. Il fatto è accaduto la notte prima che il nuovo procuratore si insediasse a Trento. Raimondi, un passato di grandi indagini tra Milano e Brescia, firma di operazioni che hanno fatto scattare l’interesse dell’anti mafia. Vetri infranti poco prima che il procuratore generale di Trento Ilarda pronunciasse parole di elogio alla macchina della giustizia. Non è solo la grande indagine che rende maggiore la percezione di sicurezza da parte dei cittadini. E’ un modo di operare della giustizia che è un ingranaggio di un meccanismo dove, a vario titolo, tutti sono coinvolti, è stato detto ieri. Il governatore Rossi: «Episodi del genere sono inaccettabili e vanno sempre condannati con fermezza. Lo sono a maggior ragione in questo caso, perché la giustizia è al servizio di tutti i cittadini». «Ancora una volta la stupidità di atti vandalici gratuiti colpisce i luoghi delle Istituzioni, attraverso i danneggiamenti al Palazzo di Giustizia di Trento, che testimoniano, al di là del danno materiale, la continua sostituzione della violenza al dialogo» così Dorigatti.













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