Trento: insegnante muore gettandosi dalla finestra all'istituto Tambosi

La tragedia al Tambosi: a morire è stato Piero Cavallari, cinquantaduenne insegnante di inglese originario di Terni



TRENTO. Un momento di sconforto, la disperazione che prende il sopravvento. Impossibile trovare cosa abbia spinto, ieri mattina, un docente dell’istituto Tambosi a togliersi la vita gettandosi dal quarto piano dell’edificio scolastico. La tragedia è avvenuta alle 7.15 circa e a morire è stato Piero Cavallari, cinquantaduenne insegnante di inglese originario di Terni.

L’uomo ha raggiunto una delle aule che si affacciano sul cortile interno del grande stabile e s’è buttato. In quel momento, la scuola era ancora deserta e nessuno ha notato Cavallari entrare dal cancello su via Brigata Acqui, salire le scale, attraversare l’atrio al piano terra e salire ai piani superiori.

A richiamare l’attenzione dei bidelli, invece, è stato il tonfo sordo e agghiacciante causato dal corpo di Cavallari che si schiantava sul selciato. Pochi istanti di incredulo terrore, poi la richiesta d’aiuto a sanitari del 118 e forze dell’ordine. Nel giro di qualche minuto, l’affollata routine del Tambosi è stata sconvolta dall’urlo delle sirene e dall’arrivo dei mezzi di soccorso. Purtroppo i sanitari di Trentino Emergenza hanno immediatamente capito che per Cavallari non c’era più nulla da fare: la caduta da una quindicina di metri d’altezza aveva causato ferite letali e la morte del docente era stata istantanea.

La tragedia, a quel punto, è diventata di competenza dei carabinieri, che hanno chiesto al pm di turno, il sostituto procuratore Davide Ognibene, l’autorizzazione alla rimozione della salma. Operazione pietosa, avvenuta dopo il riconoscimento ufficiale da parte di una bidella, compiuta con una certa urgenza per evitare che gli studenti - a quell’ora iniziava il massiccio afflusso verso le classi - vedessero la salma in cortile, coperta da un lenzuolo.

Parecchi ragazzi, troppo turbati per poter affrontare le lezioni, hanno chiesto di poter tornare a casa, ma la dirigenza ha preferito rivolgersi ad una psicologa della provincia. Scelta criticata con forza dagli studenti su Facebook, dove sono state rivolte anche parole commosse e di ringraziamento al docente scomparso. Nessuno sa le ragioni del gesto.

Sul cellulare dell’insegnante, come «salva schermo» è stata trovata la foto di una ragazza. Forse dietro alla decisione c’è stata una delusione d’amore ma nessuno, ora, ha una risposta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano