Trento, Grisenti si assolve: "Ora posso tornare alla vita pubblica"

Comunicato dell'ex presidente A22 condannato per corruzione impropria: "La motivazione  della sentenza attesta in modo chiaro, coerente e completo la piena regolarità del mio operato quale presidente della società Autobrennero". La condanna riguarda dei contributi sollecitati a due società sportive: "Argomenti probatori che non corrispondono all’effettiva realtà dei fatti"



TRENTO. Colpo di scena: Grisenti torna. Subito. Lo annuncia lui stesso, dopo il deposito delle motivazioni della sentenza di condanna, con un comunicato stampa in cui parla di “immediato ritorno alla vita pubblica”. Non basta una condanna “minima e residuale” - questo il ragionamento - per tenerlo in esilio, in attesa del processo d’appello che, Grisenti ne è certo, confortato dall’avvocato Vanni Ceola che già sta lavorando al ricorso, laverà anche questa macchia. Da destra a sinistra la politica si divide mentre il presidente Dellai tiene la porta aperta: «Non vedo cosa possa impedire il suo ritorno».
 La teoria - grisentiana più che mai - è questa: smontate le accuse principali, visto che in tasca per sé non ha tenuto nulla, visto che le due associazioni sponsorizzate erano bisognose e meritevoli, non c’è motivo per cui Grisenti resti lontano dalla politica. Nonostante la condanna a 4 mesi per corruzione impropria (convertita in multa), relativa alle sponsorizzazioni per due società sportive. Ma ecco le sue parole: «Ho letto con grande attenzione l’ampia motivazione della sentenza. Ho ovviamente rilevato con soddisfazione come la sentenza confermi l’assoluta infondatezza di tutte le principali accuse, dando altresì atto della piena attendibilità di quanto avevo affermato in mia difesa. La motivazione attesta in modo chiaro, coerente e completo la piena regolarità del mio operato quale presidente della società Autobrennero. L’esito finale, che ha portato a rilevare una mia responsabilità per un reato di pur minima e residuale importanza, mi lascia tuttavia profondo rammarico in quanto fondato su argomenti probatori che non corrispondono all’effettiva realtà dei fatti. Sono tuttavia sereno perché so con certezza di aver sempre operato nel massimo rispetto della legalità e mai per interesse personale. Confido che tutto questo possa essere riconosciuto nel successivo grado di giudizio. Già oggi questa sentenza mi riattribuisce però piena legittimazione a riprendere il percorso che avevo ritenuto di interrompere con le mie dimissioni, all’epoca motivate dalla preoccupazione che l’iniziale gravità delle accuse potesse condizionare l’attività della società che in quel momento rappresentavo, nonché avere ricadute politiche rispetto alla scadenza elettorale di quei giorni. L’accertata sicura insussistenza di tutte quelle accuse fa oggi venire meno quella mia iniziale preoccupazione istituzionale. La sicura consapevolezza di non essere responsabile neppure per la ritenuta illiceità di aver contribuito ad aiutare due associazioni sportive bisognose e meritevoli, mi consente di rivalutare appieno la possibilità di un immediato ritorno alla vita pubblica».
 Il governatore Lorenzo Dellai tiene la porta aperta: «E’ un suo diritto costituzionale, non vedo cosa possa impedirglielo». E il segretario dell’Upt, Marco Tanas: «Se si sente di tornare alla politica, perché no?».













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