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Trento, era al bar in orario di lavoro: licenziato

Linea dura del Comune di Trento dopo la segnalazione nei confronti di un dipendente. Ma non è l’unico provvedimento


di Andrea Selva


TRENTO. È costata cara l’assenza dal lavoro a un dipendente del Comune di Trento che - sorpreso al bar mentre doveva essere impegnato nelle sue mansioni - è stato licenziato. Il fatto risale al 2016 ed è indicato nel rapporto annuale che l’amministrazione è tenuta a inviare all’autorità anti corruzione. Si tratta dell’episodio sanzionato con maggiore severità nel corso dell’anno tra le amministrazioni pubbliche trentine.

A Palazzo Thun non ne parlano volentieri («è un fatto molto delicato» spiega il sindaco Alessandro Andreatta) ma dal rapporto emerge che si è trattato di una segnalazione precisa su cui non era possibile soprassedere, vista anche l’assenza prolungata. Una segnalazione che è costata la perdita del posto di lavoro al dipendente comunale le cui giustificazioni (lo stato di salute e la necessità di assumere farmaci) saranno eventualmente valutate dal giudice del lavoro a cui è naturalmente possibile presentare ricorso. Un episodio che dimostra la linea dura che le amministrazioni sono sempre più orientate a tenere con i propri dipendenti, tanto più mentre il ministro per la pubblica amministrazione Madia sta mettendo a punto il cosiddetto “decalogo” che prevede una serie di situazioni gravi che possono far scattare il licenziamento per motivi disciplinari: l’assenteismo è al primo posto, soprattutto se si verifica in situazioni di particolare carico di lavoro dell’amministrazione di appartenenza.

Se l’episodio registrato in Comune è il più grave, non è comunque isolato: sempre a palazzo Thun, nel 2016, è stato denunciato un caso di peculato che è stato comunque archiviato dalla procura della Repubblica a cui è giunta la segnalazione. Un altro caso - sempre oggetto di segnalazione - riguarda un dipendente che svolgeva incarichi esterni senza l’autorizzazione del Comune. Bisogna ricordare comunque che parliamo di un’amministrazione con circa 1.500 dipendenti.

Le cosiddette “soffiate” (termine italiano con cui si può tradurre la parola inglese “whistleblowing” utilizzata dal legislatore) cominciano a essere numerose. In Provincia, ad esempio, a fronte di una sola segnalazione interna ne sono arrivate 18 provenienti da soggetti esterni che segnalavano presunte irregolarità. In 2 casi è partita la segnalazione alla procura della Repubblica per eventuali conseguenze penali (ma non per episodi di corruzione, si legge nella relazione della Provincia).

Varie segnalazioni anche all’azienda sanitaria (3 interne e 7 anonime) oltre a 15 lamentele di violazione del codice di comportamento previsto per i dipendenti: in questo caso 9 hanno comportato l’apertura di un procedimento disciplinare, 5 sono state archiviate e una è oggetto di approfondimento.

Da segnalare poi il caso di un dipendente accusato del furto di 20 euro: in questo caso l’azienda sanitaria attende eventuali sviluppi penali. Infine nel corso del 2016 anche all’università sono stati avviati due procedimenti penali nei confronti di due dipendenti con l’ipotesi di abuso di ufficio. Episodi riconducibili - si legge nella relazione - all’area “affidamento lavori, servizi e forniture”.













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