Trento: addio alla Sloi, la fabbrica dei veleni

La demolizione è cominciata: cinque mesi per raderla tutta al suolo


Chiara Bert


TRENTO. Le ruspe agguantano pezzi di cemento, attorno una distesa di massi e calcinacci. Restano ancora in piedi il capannone principale e la torre dell'acqua. Così la fabbrica dei veleni si sbriciola. La demolizione della Sloi, un simbolo della storia industriale del Trentino, si sta compiendo nel silenzio, quasi all'insaputa della città che ha ospitato la fabbrica per quasi quarant'anni. Era il 14 luglio del 1978 quando un incendio fece rischiare il dramma e lo stabilimento venne chiuso con ordinanza del sindaco. Tempo cinque mesi e sarà completamente raso al suolo. Fuori i cartelli multilingue ordinano lo sgombero immediato. Sono datati 14 marzo 2011, scritti in italiano, inglese, arabo: avvisi di pericolo e ordine alle persone di andarsene subito. I destinatari sono i diseredati che fino a poche settimane fa vivevano ancora tra gli scheletri della fabbrica abbandonata. Bottiglie di plastica gettate a terra e stracci appesi lungo i muri di mattoni raccontano di presenze recenti. Sono stati diversi gli sgomberi, in questi anni: in tanti ricordano quello del 2005, quando 23 romeni furono mandati via per ragioni di sicurezza e poi ospitati per qualche settimana nei container alle ex caserme Bresciani. Molti altri immigrati sono tornati, dopo di loro, e altre volte la polizia è intervenuta con dei blitz per svuotare le baraccopoli che puntualmente tornavano a sorgere. Siamo in via Maccani, periferia nord della città. I muri e i cancelli blindati da enormi lucchetti di ferro nascondono i lavori delle ruspe. È una demolizione silenziosa, coperta dal rumore delle auto che sfrecciano sulla strada. Nei mesi scorsi la cooperativa La Cicogna ha lavorato per togliere tutto l'amianto, intervento indispensabile per procedere all'abbattimento. Ora è al lavoro l'impresa di demolizioni Michele Uez, ma l'ordine tassativo è di non dare nessuna notizia alla stampa. Otto anni fa veniva abbattuta la Michelin, un'altra fabbrica simbolo della Trento industriale. Ma lì tutto era visibile, molto più centrale, esposto alla vista dei passanti. La demolizione era sotto gli occhi di tutti e la ricostruzione una prospettiva concreta: il re degli architetti Renzo Piano aveva accettato l'incarico della progettazione, il parco sul fiume, le piazzette, lo struscio, il museo della scienza. Undici ettari pronti a rinascere dal nulla e a trasformarsi in un nuovo quartiere chic. Anche per i 14 mila metri quadrati di Sloi e Carbochimica è stato chiamato nel 2003 un altro grande nome dell'ar-













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