«Trentino, ponti e viadotti sotto controllo» 

Costruiti negli anni 60 sono sottoposti a costanti opere di manutenzione. La nostra protezione civile pronta a partire



TRENTO. Il crollo sul ponte Morandi sul torrente Polcevera, a Genova, ha attivato la Protezione civile trentina. Ieri la video conferenza con il Dipartimento nazionale della Protezione civile, la Liguria, le regioni vicine, la Prefettura e il Comune di Genova, unitamente al corpo dei vigili del fuoco nazionale. Al tavolo del comitato tecnico nazionale, la protezione civile trentina partecipa in qualità di coordinatore delle regioni, con il compito di attivare le colonne mobili delle varie regioni. Ivo Erler, dirigente della Protezione civile, coordinatore del tavolo di Trento, spiega che «al momento dal Trentino non partirà alcun contingente, poiché sono state attivate le regioni limitrofe, ma noi ovviamente siamo pronti in qualsiasi momento».

Raffaele De Col, dirigente generale del Dipartimento Infrastrutture e mobilità è in costante collegamento con Roma. «Una situazione drammatica- non possiamo che essere vicini alle famiglie in questo drammatico momento». Un pensiero condiviso dai vertici della Protezione civile trentina e da quelli delle infrastrutture stradali e gestione strade della Provincia. Nelle ore dell’emergenza, con il numero delle vittime che sale, il ponte Morandi sorvegliato speciale, le persone sfollate dagli edifici pericolati, il pensiero corre alla situazione delle infrastrutture trentine, collegamenti e ponti che, come quello di Genova, sono stati costruiti nel medesimo arco temporale, tra inizio e fine degli anni 60. «Parliamo di strutture monitorate costantemente e sottoposte a continui interventi di manutenzione» spiega Massimo Garbari, vice presidente dell’ordine degli ingegneri di Trento. «Nel 2008 è stata predisposta e completata una campagna di valutazione delle infrastrutture provinciali». Una mappatura di stato, livello di tenuta e necessità di intervento che portò a successivi interventi nelle più importanti strade che dall’ Anas passarono alla Provincia. Queste infrastrutture (poi seguì l’intervento anche sulle “minori”) vennero classificate e verificate. Il disastro di Genova ha aperto un ampio dibattito nazionale sulla tenuta delle grandi opere e sull’effettivo stato della loro conservazione. «Quando si parla di grandi opere è necessario considerare molti fattori che via via, si succedono nel tempo -precisa Garbari- Si tratta di opere soggette a degrado da parte di agenti atmosferici, transito di veicoli, utilizzo di sali anti gelo. Gran parte del patrimonio infrastrutturale italiano e trentino fu costruito negli anni sessanta. Da allora si deve considerare che il traffico è notevolmente aumentato. Non solo automobili, ma anche mezzi pesanti, il cui peso è diverso rispetto a quello di decenni fa». Un ragionamento complessivo va dunque fatto sui limiti d’età di queste gradi opere. La contingenza fu affrontata, in Trentino, dai primi anni 2000.

Nel 2002 il progetto Bms per la verifica della stabilità dei ponti e dei viadotti della provincia. «Circa mille, tutti sotto controllo» spiega la protezione civile. In A22 attivo anche un sistema di sensori, a Colle Isarco. La mappatura contestuale ha permesso di verificare quali fossero gli interventi più urgenti, messi in opera di pari passo negli anni successivi. A Genova, sul viadotto Polcevera, sull'A10, Autostrade per l'Italia ha detto che "sulla struttura erano in corso lavori di consolidamento della soletta del viadotto e che, come da progetto, era stato installato un carro-ponte per consentire lo svolgimento delle attività di manutenzione". ( f.q.)













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