Trecento insegnanti a casa: la loro laurea sarà carta straccia

Il paradosso legislativo: fino ad oggi per accedere alle graduatorie trentine era obbligatorio frequentare il corso. Ora la nuova legge escluderà i laureandi. «Ricorreremo in Corte Costituzionale»


di Giuliano Lott


TRENTO. Per poter accedere alle graduatorie e ottenere il ruolo di insegnanti alle scuole primarie, la legge provinciale impone di conseguire la laurea quadriennale abilitante in Scienze della Formazione primaria. Unica via per accedere all’insegnamento, per legge. Nel frattempo però la legge provinciale sta per cambiare e così circa trecento persone immatricolate tra l’anno accademico 2009/10 e 2010/11 corrono il concreto rischio di non vedersi riconosciuto dalla stessa Provincia il titolo di studio. Nella Finanziaria che andrà in consiglio provinciale tra un paio di settimane è prevista, per gli “sfortunati”, la creazione di una categoria a parte dalla quale non potranno uscire, rimanendo di fatto precari a vita. Ma non è tanto la condizione di precari che preoccupa i giovani insegnanti, quanto la totale vanificazione di un percorso di studi costato quattro anni, con frequenza obbligatoria e mille ore all’anno di tirocinio non retribuito.

La paradossale situazione, che pone fuori da ogni graduatoria provinciale, eccettuata quella dei singoli istituti scolastici, circa trecento insegnanti (molti dei quali lavorano già nelle scuole primarie del Trentino, chi da 5, chi da 10 anni) si è venuta a creare per un complicato meccanismo di passaggio tra la vecchia e la nuova normativa, che lascia scoperti tutti coloro che si sono iscritti al corso di laurea in Scienze della Formazione primaria dopo l’ultima riapertura delle graduatorie, avvenuta due anni fa. Al momento vige la vecchia normativa, ma tutto cambierà entro l’anno.

A livello nazionale, il problema è stato risolto passando da una graduatoria permanente a una a esaurimento che permetteva l’assorbimento dei laureati e laureandi esclusi, per non lederne i diritti. Gli stessi diritti di cui invece la Provincia fa strame. Infatti la normativa prevedeva per laureati e laureandi la possibilità di iscriversi alle graduatorie “con riserva”: i requisiti erano l’iscrizione al secondo anno e almeno 180 giorni lavorativi pregressi. L’iscrizione andava cioè confermata una volta conseguito il titolo. Ma ora la prospettiva è cambiata e ai circa trecento esclusi verrebbe riconosciuta la cosiddeetta “quarta fascia”, quella a cui avrebbero già diritto senza la laurea quadriennale. Per loro, tutti gli immatricolati tra il 2009 e il 2010, non c’è più la possibilità di iscriversi “con riserva”. Non solo: la graduatoria attuale verrà chiusa una volta per tutte e laureati e laureandi degli anni “sfortunati”(dopo il 2010) si ritroveranno perciò esclusi, senza nessuna possibilità di sanatoria, né presente né futura. Per loro l’assessore Marta Dalmaso ha previsto un’ipotetica “quarta fascia”, che li equipara a chi ha conseguito il diploma magistrale, ma quel che è peggio il loro titolo di studio (nel frattempo divenuto di durata quinquennale) perderà di validità. Val a dire che non potranno più insegnare, benchè quasi tutti lavorino come docenti da anni. «Abbiamo intenzione di proporre degli emendamenti - spiegano gli insegnanti arrabbiati - per trasformare l’attuale graduatoria provinciale in permanente, consentendo l’accesso, anche “con riserva”, a chi ha maturato i requisiti dal 2010 in poi, e in seguito trasformarla in graduatoria a esaurimento. Se non ci riusciremo, ed è questione di giorni, scenderemo in piazza per spiegare le nostre ragioni. Ma non contiamo sul corteo per cambiare questo assurdo stato di cose. Se la nuova legge passerà come da bozza, faremo ricorso alla Corte Costituzionale: la Provincia può fare le norme per l’accesso all’insegnamento, ma non invalidare un titolo di studio».

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