Translagorai, silenzio degli ambientalisti 

Il progetto venne portato in cabina di regia delle aree protette ma nessuno disse nulla. Poi - a cose fatte - la polemica


di Andrea Selva


TRENTO. Translagorai, un progetto contestato che però - quando venne presentato - passò tra il silenzio (in alcuni casi) e l’assenza (in altri) degli ambientalisti. Questa sera la Sat ha organizzato un incontro informativo sull’iniziativa (lo scriviamo nel riquadro a destra) ma non è certo la prima volta che il progetto (ormai approvato dalla giunta provinciale, ma che secondo i contestatori più accesi avrebbe seguito un iter “segreto”) viene analizzato, anche dagli ambientalisti. Era più o meno un anno fa (il 14 novembre dell’anno scorso) quando all’ordine del giorno della cabina di regia delle aree protette veniva inserita la presentazione del progetto Translagorai, cioè la ristrutturazione di alcune malghe da porre al servizio (questo l’obiettivo dichiarato dai sostenitori dell’iniziativa) degli escursionisti. Ma l’argomento, che era all’ultimo punto del programma, non venne discusso per mancanza di tempo.

La nuova occasione arrivò il 3 maggio scorso quando l’iniziativa venne presentata ufficialmente. Era presente, tra gli altri, anche il presidente del parco di Paneveggio. Silvio Grisotto. Cosa dissero gli ambientalisti? Nulla. Solo il sindaco di Palù del Fersina, Stefano Moltrer, intervenne per chiedere garanzie che l’intero progetto fosse “unico ed omogeneo”. Seguito poi dal rappresentante della Sat, Alessandro de Guelmi, che sottolineò l’importanza del legame di questi progetti “con le attività tradizionali di zootecnica e agricoltura”. Nessun altro dubbio, nessuna perplessità di fronte a un progetto che venne presentato come frutto di processi partecipativi e volto a valorizzare un ambito selvaggio evitando di rovinarlo con flussi turistici non sostenibili. Con l’(ex) assessore Mauro Gilmozzi che arrivò a paragonare l’esperienza di un trekking in Lagorai con quella che si può sperimentare in Alaska.

Gli ambientalisti non dissero nulla semplicemente perché non c’erano: assente Luigi Casanova (Mountain Wilderness), assente il suo supplente Paolo Mayr (Italia Nostra). C’era invece Luciano Rizzi (anche lui rappresentante delle associazioni protezionistiche provinciali) che non ritenne però di sollevare alcuna obiezione, salvo poi intervenire mesi dopo su Facebook per dire che la “pomposamente chiamata cabina di regia della quale faccio parte non ha mai affrontato e neppure è mai stata informata su questi progetti, tranne un rapido (e reticente, tranquillizzante) accenno in chiusura di legislatura”. Di certo c’è che nessuno dei rappresentanti ambientalisti è poi intervenuto prima dell’approvazione finale della Provincia, avvenuta in agosto. Quanto al processo partecipativo sul tema generale dello sviluppo del Lagorai, agli atti risulta il coinvolgimento di 481 persone nell’ambito di 16 incontri organizzati in Fiemme, Tesino e Bassa Valsugana.













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