Tione, il grande faggio abbattuto dal Comune

La secolare pianta, salvata dalle opposizioni in aprile, sacrificata per il progetto del nuovo parco


di Ettore Zini


TIONE. A Tione probabilmente, con buona pace del filosofo cinese Lao Tzu, fa più rumore una foresta che cresce, di un albero che cade. Anche quando l’albero pesa più di duecento quintali. Ieri mattina, alle prime luci dell’alba, l’ultimo secolare faggio di Parco Saletti, giaceva a terra. Abbattuto dai boscaioli, su ordine della giunta comunale. Il tonfo, vista la mole, deve essere stato grande. Ma, i cittadini non hanno fatto in tempo a sentirlo perché, quando le motoseghe dell’Edil Boscaiolo, la ditta specializzata in tagli ed esboschi hanno cominciato ad azzannarlo, si stavano ancora stropicciando gli occhi. I tagliaboschi sono arrivati alle sei del mattino.

E, in meno di mezz’ora, quel meraviglioso “Fagus Ruber Sylvatica”, che lo scorso 10 aprile aveva indotto i cinque consiglieri di minoranza a incatenarsi al suo fusto, per evitarne la morte prematura, è stramazzato al suolo. Le strade erano ancora deserte, e quando i membri dell’opposizione Adriano Maraner e Michele Oss sono arrivati sul posto, ormai non c’era più niente da fare. In poco più di due ore la ditta specializzata aveva già ripulito tutto. Quel maestoso faggio, piantato dalla famiglia Saletti sul finire dell’Ottocento, è diventato legna da ardere. «Sarà destinato agli anziani», ha confermato il vicesindaco Eugenio Antolini. Ieri, dunque, Tione non ha potuto nemmeno assistere in diretta a quella che ormai era diventata una morte annunciata. Dopo lo smacco subito dalle opposizioni, con quella clamorosa azione di protesta, inscenata nell’aprile scorso per fermare il primo assalto dei boscaioli, l’amministrazione, che giustifica l’operazione con la necessità di dare una nuova connotazione al parco affacciato sul viale principale, non si era data per vinta. E non ha mai fatto intendere di voler recedere.

C’era solo da attendere il momento propizio. Così è stato. Quel maestoso albero, alto una ventina di metri, ha terminato di proiettare la sua ombra sul parco. E, come sostengono malignamente alcuni cittadini, anche sulla casa dei genitori del sindaco, che è lì a pochi metri. Già l’esemplare più maestoso era stato reciso lo scorso anno. Una perizia presentata in consiglio comunale diceva che era ammalato. Ma, era stata necessaria una delibera comunale per abbatterlo, in quanto tutelato dal Piano Regolatore. A pochi mesi di distanza anche il secondo è approdato sui banchi del consiglio per subire la stessa sorte. Albero sano. Aveva detto il sindaco Gottardi, «colpevole», però, di non rispettare le distanze previste dal codice civile. È, o meglio era, solo a un metro dalle case vicine, e non a tre, come prevede la legge. Da qui la sentenza, eseguita ieri, prima dell’alba. Sarcastici e amari i commenti dei consiglieri Oss e Maraner: «Ci sono amministrazioni che curano, e proteggono i loro alberi secolari. Qui non esiste un minimo di sensibilità di questo tipo. Il premio Attila sarebbe troppo poco. Il danno, arrecato alla comunità e alla storia del paese, è di una gravità inaudita».













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