rovereto

Teatro Zandonai, ecco la lista dei «vip»

Sono centoventinove persone tra rappresentanti istituzionali e persone che hanno lavorato al progetto


di Luca Marsilli


ROVERETO. Si è fatta molta demagogia (presto seguita dal suo cugino peloso, il populismo) sulla scelta di invitare gratuitamente alla «prima» dello Zandonai una lista di «vip». E mescolando la crisi, la repulsione per tutto quello che è politica e istituzioni, il pauperismo spinto che ognuno predica ogni volta che pensa alle tasche altrui, si è arrivati fino alla vetta di suggerire che i «vip», in quanto ricchi, andavano sì invitati ma chiedendo loro di pagare due volte e mezzo il biglietto del comune cittadino. Cento euro invece di 40. Sei vip? Sarai felice di contribuire alla rinascita dello Zandonai.

In un crescendo di autolesionismo, l’amministrazione ha limato un po’ la lista originaria e si è avvitata sul coltello che aveva ben piantato nella piaga. Senza fare la cosa più ovvia - e forse i suoi esperti di comunicazione gliela potevano suggerire - ovvero rendere pubblica la lista degli invitati. Che se non fa giustizia dell’autoreferenzialità del mondo amministrativo - e quindi lascerà fiato a mille e una critica - almeno elimina il malinteso corrente per cui «vip» equivale a riccone.

Eccola quindi, la lista dei «privilegiati».

Al primo posto c’è il ministro Franceschini. Poteva pagare? Certo. Avrebbe pagato? No, tanto che nemmeno gratis sarà presente: ha declinato l’invito. La sua presenza avrebbe dato lustro e visibilità mediatica all’evento: non è stato invitato per accondiscendenza, ma sperando di godere della sua luce riflessa. Nella speranza che l’invito lo spingesse a presenziare. Assieme a un/una accompagnatore/trice. Due posti. Otto sono poi per la giunta provinciale. Discorso molto simile. E fa 10.

Poi si passa alla amministrazione locale. Otto membri della giunta roveretana, il sindaco, presidente e assessore alla cultura della Comunità di Valle. Si scende nella scala, ma sempre lì siamo. Sono 11 posti e la somma sale a 21. A cui sommare 8 tra sindaci e assessori precedenti: quelli che si sono direttamente occupati dell’eterno cantiere dello Zandonai. Piaggeria? Giustizia? Di sicuro un mancato invito avrebbe scatenato l’accusa di voler negare i meriti altrui e attribuirsi l’intera posta solo perché si arriva al momento dell’incasso. Siamo a 29.

Tra gli istituzionali vanno anche: vicepresidente della regione, presidente della Corte dei Conti (2), sindaco di Trento, presidente del Consiglio Provinciale. Più 5, fa 34.

Si apre poi l’elenco di dirigenti e tecnici dei diversi uffici che hanno lavorato al progetto, a livello comunale o provinciale: Martinelli e Bettotti della Provincia; Flaim, De Bonetti, Tabarelli de Fatis per la Soprintendenza Beni Culturali; Piccinni e Festa per il Comune; architetto Lupo; Lucia Fogolari (che ha fornito aiuto e consulenza per sbarrierare gli accessi). Siamo a 43.

A questo punto c’è tutto l’elenco delle istituzioni/enti/associazioni che operano nel contesto roveretano. Due posti a testa per Apt di Rovereto (più uno per Manfrini, Trentino Turismo), Mart, Museo Civico, Museo della Guerra, Campana dei Caduti, centro Santa Chiara, Accademia degli Agiati, Teatro stabile di Bolzano. Più 3 per la Haydn e 1 per il Consorzio InCentro. Siamo a 64 posti riservati.

Altri 8 posti sono riservati a sindaci/rappresentanti dei tre comuni gemellati di Forchheim, Kufstein e Dolni Doubroc; 5 alle forze dell’ordine, 4 alla Fondazione Caritro e due alla Chiesa: sono invitati il vescovo e don Nicolli. Arrivando a 83.

Mancano gli sponsor: chi ha partecipato in modo sostanzioso alle spese dell’inaugurazione. Hanno già dato... E quindi 4 posti per Dolomiti Energia e 4 per la Rurale, e poi 2 a testa per Sandoz, Manica ed Exquisita. Totale 97.

Infine, direzione lavori, progettisti e ditte che hanno lavorato nel cantiere. Sono 32 tra persone fisiche e aziende, ognuno per un solo posto riservato. La somma finale fa 129: questi sono i «vip».

All’inizio erano previsti anche 9 posti per direttori delle diverse testate giornalistiche, poi «riassorbiti» negli spazi comuni della stampa.













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