Tappe forzate, «conteso» dagli assessori 

Il segretario si cimenta per 800 metri sui pedali fino al Bicigrill di Faedo. La pensionata: «Ti odio». Ma molti: «Matteo resisti»



TRENTO. Il treno di Destinazione Italia, affittato da Renzi per il tour che lo porterà in 107 province in 8 settimane, arriva alla stazione di Rovereto dal Veneto con un’ora di ritardo: ore 15.30. La presidente del Pd Donata Borgonovo Re, dopo averlo atteso per un’ore, riparte senza nemmeno aver visto il suo segretario per precedenti impegni.

Renzi scende dal treno con il deputato Michele Nicoletti e con Elisa Filippi, roveretana e renzianissima della prima ora che lo scorta per tutta la visita. Viene accolto dal segretario provinciale Italo Gilmozzi e da uno sparuto gruppetto di renziani doc, Andrea Robol, Emanuele Lombardo e Roberta Calza. I big provinciali (gli assessori Luca Zeni e Sara Ferrari, i consiglieri Alessio Manica e Lucia Maestri, Gigi Olivieri, il segretario Upt Mellarini) lo aspettano alla Meccatronica. Ad attendere il segretario Pd, che ritorna in Trentino questa volta non più premier, c’è una piccola folla di persone che lo applaude e scatta selfie con i telefonini: «Matteo resisti», gli gridano, e così sarà anche all’arrivo, due ore più tardi, a Mezzocorona. C’è qualche contestatore, due signori (uno con la maglietta del No al referendum costituzionale) srotolano uno striscione: «È arrivato il circo, alcuni buffoni e il re dei pagliacci». Ma Renzi non li vede e prosegue il suo programma a tappe forzate: giornalisti sui pullmini affittati dal Pd insieme allo staff del segretario, lui si infila nell’auto scortata e corre verso Meccatronica.

Non è un tour di comizi, è un «viaggio faticoso», «nell’Italia profonda», dirà più tardi il segretario, «un viaggio per ascoltare e prendere appunti». Doveva ripartire da Rovereto verso Bolzano, ma poi lunedì nel tour trentino è stata inserita una seconda tappa a sorpresa che è riuscita a scatenare tensioni dentro il Pd trentino. Regista della visita al Bicigrill di Faedo l’assessore Luca Zeni, renziano quanto basta, che ha conteso la scena al vicepresidente Alessandro Olivi, padrone di casa alla Meccatronica.

Sul treno che lo porta verso Mezzocorona Renzi evita i giornalisti e prepara interviste ai Tg nazionali. In stazione trova una pensionata arrabbiata, lui prova a parlarci ma lo scambio di battute finisce presto con un «Ti odio» all’indirizzo del leader Pd.

Altri selfie e qualche autografo, poi Renzi sale in macchina con Zeni, direzione Faedo, ma gli ultimi 800 metri - dal Ristorante Da Silvio («Anche qui?», ci scherza il segretario) - li percorre pedalando, con l’assessore Zeni al seguito. I pullmini dei giornalisti intanto rimangono bloccati tra i filari delle vigne: buio e strada stretta, uno sbatte contro un palo e il finestrino si rompe. Prego scendere e proseguire a piedi. Al Bicigrill Renzi trova anche l’assessore Upt Mauro Gilmozzi, che lo intrattiene su biciclette e biometano. «Matteo beviti un bicchiere di vino», gli consiglia uno dei presenti prima che il segretario lasci il Bicigrill. Direzione Bolzano, Noi Techpark, questa volta in auto per recuperare il ritardo. E poi di nuovo in viaggio, verso Brescia. Che di imparare e prendere appunti non si finisce mai.

(ch.be.)













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