Tangenti, rinviata udienza d’appello per Grisenti

L'appello per l’accusa di tentata concussione e corruzione al consigliere provinciale, all’epoca presidente di A22, è stato rinviato al 18 marzo a causa di tre nuove memorie accusatorie depositate dal pm Pasquale Profiti



È stato rinviato, a causa dell'integrazione di atti, il processo in Corte d'Appello a Bolzano a carico di Silvano Grisenti, ex presidente dell'Autostrada del Brennero, accusato di tentata concussione e corruzione propria. La prossima udienza è stata fissata per il 18 (RPT: 18) marzo prossimo. Un anno fa, la Cassazione aveva annullato la sentenza di condanna per i due punti di imputazione per carenza di motivazioni.

Il rinvio è stato richiesto in seguito al deposito da parte del pubblico ministero Pasquale Profiti di tre nuove memorie accusatorie, due riguardanti Silvano Grisenti, una riguardante un altro imputato nello stesso procedimento, Dino Leonesi, accusato di turbativa d'asta, per cui la Cassazione aveva deciso il rinvio. Nell'ambito dell'inchiesta, denominata 'Giano Bifrontè, su un presunto giro di tangenti nella gestione di appalti pubblici locali, per Grisenti la Cassazione aveva confermato la condanna per truffa aggravata, in relazione ai rimborsi di tre pranzi offerti a esponenti politici, «sotto il pretesto che esse fossero inquadrabili in spese di rappresentanza». Alla Corte d'appello di Bolzano resta da determinare per questo la pena. Per le accuse poi di tentata concussione e corruzione propria, i legali dell'ex assessore della Provincia di Trento e attuale consigliere provinciale, capogruppo della lista civica progetto Trentino, oggi a Bolzano avrebbero preferito evitare il rinvio. «Avremmo voluto discutere subito - ha spiegato Vanni Ceola, difensore con Alessandro Melchionda - perchè vorremmo chiudere questa vicenda, visto che la Cassazione era stata chiara». Quanto alla corruzione impropria, la Cassazione aveva accolto il ricorso in merito a quanto concerneva alcune sponsorizzazioni sportive, ribaltando il primo grado e annullando la sentenza d'appello e con essa anche la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici. Restavano dunque la tentata concussione, per l'accusa consistente in pressioni indebite su di una cooperativa, di cui la Suprema Corte aveva criticato le motivazioni della condanna in appello, e la corruzione, che l'aveva visto condannare Grisenti in appello per presunti favori al fratello, con motivazioni respinte anche in questo caso dalla Cassazione.













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