Tagli a cene e aperitivi: ecco la crisi degli studenti

Sempre meno i soldi da spendere per le migliaia di universitari di Trento. E così si risparmia su tutto, dal caffè con la moka al long drink “fai-da-te”


di Umberto Placanica


TRENTO. L'ex ministro del tesoro Giulio Tremonti il 28 settembre del 2009 affermava: “La crisi sta passando”. In effetti questa crisi di cui tanto si sente parlare è subdola, strisciante. Passeggiando per le vie del centro storico di Trento non si avverte una situazione di malessere socio economico: i bar sono affollati, così come le pizzerie e i ristoranti; in particolar modo i locali che si trovano ad abbracciare la zona universitaria sono sempre gravidi di studenti.

Anche la sera i bar che animano la movida trentina non sembrano dar l'impressione di attraversare un momento difficile. Eppure non è così. La cinghia sono costretti a tirarla anche gli studenti universitari, soprattutto quelli mantenuti intutto e per tutto dai genitori, gli stessi che - a loro volta - sono strozzati dalla crisi. E così assistiamo anche a Trento a quei piccoli segnali di allarme nei consumi che toccano una categoria - gli universitari - su cui la Provincia e la città hanno investito molto. C’è che risparmia sulle cene fuori e chi ha eliminato il caffè al bar e beve quello della cara vecchia moka a casa. E poi c’è il «botellòn», la nuova tendenza di “bere al risparmio” che - giunta dalla Spagna - sta contagiando anche gli studenti trentini e mettendo in allarme i baristi del centro che vivono di happy hour. Di che parliamo? Semplice: al posto del long drink acquistato al bar, gli studenti si presentano in città con bottiglie di plastica, prelevate di fretta dagli scaffali del supermercato, con i quali si preparano aperitivi fai-da-te.

Enrico Busetto, studente del secondo anno presso la facoltà di giurisprudenza, non fa tanti giri di parole: “Non essendo più da anni gli stipendi collegati agli indici istat e nel contempo aumentando la tassazione, il potere di acquisto dei nostri soldi diminuisce: devo stare più attento a tutte le spese. Se prima bevevo due caffè al giorno al bar, adesso uno lo bevo a casa ed uno al bar; se l'anno scorso cenavo fuori due volte a settimana adesso cerco di mangiare fuori solo quando non ho niente in casa o sono troppo stanco per mettermi a cucinare”. Il veronese Luca Masotto, anche lui aspirante giurista, pone il discorso in termini differenti: “La crisi incide non tanto su quello che posso o meno acquistare, bensì si riflette nel rapporto con i miei genitori, che quando si vedono avanzare richieste economiche da parte mia sono sicuramente più indisposti e irritabili rispetto all'anno scorso”. Ma la crisi non si manifesta solo in modo materiale alleggerendo sempre di più il portafoglio degli studenti. C'è chi come Massimiliano Tapparello - laureando in economia e management nonché presidente della sola confraternita universitaria trentina Secret & House interpreta la questione in un'altra ottica: “Io vedo una crisi di idee, di prospettive, di continuità. Faccio fatica a immaginarmi come persona che può lavorare in un paese come l'Italia. La nostra non è una crisi materiale, è una crisi di orizzonti: avere dei progetti davanti, delle idee in cui credere, delle persone di cui fidarsi e in più non avere paura del mercato oggi sembra un'utopia. Se abbiamo paura di tuffarci nel mercato perché ci vogliono quindici anni per uscire da un processo, perché paghiamo tantissime tasse o perché non ci è assicurata una pensione è un problema strutturale. Per il resto i giovani hanno solo bisogno dei giusti mezzi”.

Francesco Bettiol, come Tapparello studente di economia, spiega il suo punto di vista rifacendosi in maggior misura a quella che è la realtà trentina: “Io francamente, crisi o non crisi, penso che Trento come città non si sia adattata completamente ad un clima di tipo universitario. Lo studente medio viene qui e si trova di fronte tutta una serie di spese al di là di quelle accademiche (coperte in certi casi da borse di studio, da esoneri o da riduzioni del pagamento delle tasse) che sono altrettanto necessarie per affrontare quotidianamente la vita da universitario. Effettivamente si nota come il centro di Trento riservi dei prezzi non molto accessibili per lo studente universitario fuori sede. A Padova, solo per fare un esempio, per quanto riguarda il mercato dei libri usati c'è un organizzazione molto più seria di quella attiva a Trento: ci sono almeno tre o quattro esercizi dove si può sempre andare e trovare libri a prezzi nettamente inferiori. E in tempi come i nostri questo è un grande aiuto”.













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