Subaru conferma: lascerà Ala per Milano

Incontro in Confindustria dopo la trasferta in Giappone dei vertici italiani. Immediata la reazione: da domani lavoratori in sciopero ad oltranza


di Chiara Bert


TRENTO. La conferma è arrivata come una doccia fredda, dopo i timidi spiragli di apertura di una trattativa. Subaru Italia vuole andarsene da Ala e trasferire la propria sede a Milano. Venerdì l'incontro nella sede di Confindustria tra azienda e sindacati, presenti l'assessore provinciale all'industria Alessandro Olivi e il dirigente Paolo Spagni, si è svolto in un clima pesante. E si è concluso senza impegni a rivedersi, segno che in questo momento non c’è alcuna base di trattativa.

Vertice in Confindustria. L’incontro a Palazzo Stella ha fatto seguito alla trasferta in Giappone del presidente di Subaru Italia, Toshiki Kageyama, il quale al rientro non ha potuto che ribadire la decisione dell’azienda madre: a Tokyo non sono intenzionati a cambiare idea, la scelta di Milano è considerata strategica e dunque si va avanti. Per i 43 lavoratori della sede di Ala sono ancora ore di attesa e di angoscia per il proprio posto di lavoro. Immediata è scattata la protesta: già venerdì sera i sindacati li hanno incontrati in assemblea, dove è stato proclamato lo sciopero ad oltranza a partire da domani. «Siamo usciti dall’incontro molto delusi - ammette il sindacalista della Fiom Cgil Michele Guarda - noi chiediamo che si apra una trattativa ma la proprietà non lo consente. Per questo abbiamo ripreso la protesta, nella speranza che il messaggio arrivi forte e chiaro fino a Tokyo».

L’annuncio del trasferimento. Proprio da Tokyo, lo scorso 2 marzo, era arrivato l’annuncio lapidario: quattro righe per dire che Subaru Italia entro il 30 giugno avrebbe trasferito la propria sede centrale da Ala a Milano. Una decisione non legata al calo di fatturato o a problemi specifici del sito di Ala, ma ad una scelta strategica che secondo l’azienda garantirebbe maggiori margini di sviluppo nella capitale economico-finanziaria del Paese.

Le reazioni. Per la Provincia, nelle cui casse l’azienda automobilistica giapponese versa milioni di imposte, l’annuncio del trasferimento è stato il classico fulmine a ciel sereno. Testimoniato dalla reazione secca dell’assessore Olivi, che ha da subito criticato l’atteggiamento di Subaru: «Dovevano informarci in modo adeguato e rispettoso del territorio che li ha ospitati fino a oggi. Probabilmente a Tokyo, guardando la cartina, pensano che lavorare ad Ala o a Milano sia la stessa cosa. Quando le decisioni si prendono da un continente all’altro si pensa che le persone siano dei soldatini che si possono spostare su un plastico. Invece sono legate ad un territorio, hanno una famiglia, hanno sedimentato rapporti e vita sociale». Per convincere la casa madre a recedere dalla propria decisione unilaterale, i lavoratori dello stabilimento di Ala hanno usato anche l’arma dello sciopero, ricevendo la solidarietà e l’impegno anche del mondo politico. Lo scorso 8 marzo, come detto, al tavolo con Provincia e sindacati era arrivata la notizia attesa che il trasferimento a Milano non era da considerarsi irrevocabile, un passaggio questo che aveva fatto pensare all’avvio di una possibile trattativa. Invece così non è stato e le parole pronunciate venerdì al tavolo dal presidente di Subaru Italia sono andate in senso opposto e hanno richiuso le speranze.

L’azienda: ecco perché andiamo a Milano. Provincia e sindacati contestano alla Subaru di non aver portato motivazioni convincenti alla scelta di traslocare a Milano. Da parte dell’azienda le ragioni sono invece più d’una, confermate in un documento riservato di cui le parti hanno preso visione nelle ultime ore. Subaru ribadisce che l’attuale sede centrale di Ala non può garantire le proprie esigenze di sviluppo nel mercato del sud Europa. Scartata Roma, l’azienda ha identificato Milano come l’opzione preferibile dove concentrare la propria attività: importante centro economico e finanziario, strategico per quanto riguarda i trasporti, con la presenza di banche, attori finanziari, sedi politiche ed economiche, oltre alle principali aziende automobilistiche che danno la possibilità di arrivare più facilmente ai migliori professionisti del settore. Infine, la vicinanza alla Svizzera, attuale primo mercato per Subaru. L’azienda ricorda infine le perdite di 6 milioni di euro ripianate dalla casa madre negli ultimi 3 anni e la prospettiva di un rosso di altri 3 milioni nel prossimo bilancio.

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