Studenti intossicati presto risarciti

L'albergatore del Dolomiti di Levico ha offerto tra i 200 e 500 euro per ciascuno


Luca Marognoli


LEVICO TERME. Il mal di pancia dei 32 studenti pugliesi finiti all'ospedale dopo uno spezzatino indigesto consumato all'Hotel Dolomiti di Levico lo scorso aprile sarà risarcito dal titolare, Vigilio Puecher, con una somma tra i 200 e i 500 euro per ciascuno. E' la proposta che l'albergatore avanzerà ai ragazzi, studenti di quarta e quinta del liceo Vanini di Casarano (Lecce) di ritorno da una gita a Innsbruck, per il tramite dei suoi legali, Andrea de Bertolini e Andrea Moser.

Ieri mattina il gip Carlo Ancona ha concesso un rinvio tecnico a febbraio per consentire alle parti di trovare un accordo. Una tegola inaspettata quella che ha colpito Puecher, noto come imprenditore serio e di esperienza pluridecennale. E questa offerta di composizione amichevole della vicenda dimostra la sua volontà di voltare pagina al più presto. Anche perché nessuno degli studenti aveva chiesto un risarcimento; lo aveva fatto (ottenendo 3 mila euro pagati dall'assicurazione) solo il titolare dell'impresa di trasporti che aveva organizzato la gita, costretto ad inviare un secondo autista dopo che il viaggio si era allungato in maniera imprevedibile per la sosta di gruppo all'ospedale di Faenza.

La vicenda giudiziaria aveva preso avvio con un decreto penale di condanna al pagamento di 37 mila euro che aveva colpito il ristoratore. Quest'ultimo però aveva fatto opposizione e ora spetterà al giudice prendere una decisione ultimativa che potrebbe tenere conto del risarcimento. I fatti: il 6 aprile scorso la scolaresca aveva fatto tappa a Levico durante il viaggio di rientro dal Tirolo.

Un gruppo numeroso, 150 persone, che avevano prenotato l'hotel per soggiornare una notte e ripartire il mattino dopo alla volta di Casarano. La gran parte degli studenti aveva cenato alle 19, gli altri 32 avevano passato la serata fuori e si erano seduti al tavolo verso le 23. Gli era stato fatto trovare lo stesso spezzatino dei compagni, che il giorno dopo non hanno accusato alcun sintomo. Loro invece hanno passato una giornata davvero da incubo: colpiti tutti da attacchi di diarrea e vomito durante il viaggio in pullman, sono stati trasportati all'ospedale romagnolo per essere visitati e curati. Alcuni hanno potuto fare ritorno a casa in serata, altri invece sono stati trattenuti per una notte (da qui l'offerta di risarcimento maggiore).

Secondo la difesa a causare il malessere sarebbe stato un batterio presente sempre nella carne, che di norma viene reso inoffensivo con la cottura. Il fatto che alle 23 lo spezzatino fosse stato solo riscaldato potrebbe non essere bastato a neutralizzarlo. Il giorno dopo l'episodio al "Dolomiti" si erano presentati i Nas che avevano cautelativamente sospeso la somministrazione di cibo.













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