«Sono dispiaciuto, non sono un razzista» 

L’ex pastore indagato per le minacce ad Agitu si difende: «L’abbiamo accolta come una sorella, poi lei ha cambiato comportamento»



TRENTO. Non vuol sentire parlare di razzismo, l’ex pastore mocheno (ora ha cambiato lavoro) indagato dalla procura per le minacce ad Agitu Ideo Gudeta, la pastora etiope che vive a Frassilongo. «Io non sono un razzista - spiega l’uomo che per farsi difendere si è affidato all’avvocato Claudio Tasin - e sono dispiaciuto dell’accaduto».Lui è indagato dalla procura con l’accusa di stalking con l’aggravante dell’odio razziale, ma è deciso di difendersi su tutta la linea. Ed è anche per questo che vuole spiegare le cose, raccontare del suo rapporto con Agitu, un rapporto che, spiega, era nato sotto i migliori auspici. «Quando è venuta in Valle - spiega - l’abbiamo accolta come una sorella, le abbiamo offerto i locali del nostro maso per stagionare il formaggio, abbiamo condiviso con lei piacevoli serate e abbiamo mangiato insieme. Nel corso del corrente anno, purtroppo, Agitu ha progressivamente adottato un comportamento poco rispettoso della proprietà altrui, mia e di altri vicini, invadendo i terreni con le capre e creando ingenti danni alle colture. Ho segnalato tempestivamente l’accaduto ai carabinieri ed ai forestali con i quali mantengo un’ottima collaborazione per l’accertamento della verità. Nessuna volontà di discriminare qualcuno in relazione a quanto accaduto, quindi». E ribadisce: «io non sono razzista». L’uomo nega anche di essere l’autore dei danneggiamenti lamentati dalla pastora etiope e dice di esser dovuto andare lui stesso all’ospedale in alcune occasioni. Insomma due ricostruzione dei fatti che sono molto distanti l’una dall’altra e sulle quali sono chiamati a fare chiarezza i carabinieri della stazione di Sant’Orsola.

Per l’avvocato Tasin «si vuole strumentalizzare fatti di ordinaria quotidianità. Nessun discriminazione razziale ma incrinati rapporti di vicinato». Insomma sarebbero delle tensioni fra confinanti quelle sfociate nell’inchiesta della procura, tensioni nelle quali - stando alle parole dell’ex pastore - il razzismo, il colore della pelle di Agitu non avrebbe alcun spazio.

La donna aveva spiegato (anche ai carabinieri che hanno raccolto le sue denunce) che aveva subito delle minacce chiaramente di stampo razzista. «Ho avuto le gomme della macchina tagliate - ha raccontato - poi a giugno ho trovato una capra morta ed ho chiamato i forestali pensando che fosse stato il lupo. Invece mi hanno detto che avevano usato un’arma da taglio per asportargli la mammella». La sequenza di atti non è finita: sono morte altre due capre ed ora è sparito anche il cane. Ma l’episodio più odioso «quando l’uomo è entrato nella baita di Frassilongo e mi ha aggredita mentre stavo lavorando alla mungitrice, prendendomi per il collo. Mi ha detto “ti uccido” e “te ne devi andare” - riferisce Agitu - ma per fortuna sono riuscita a liberarmi di lui con un calcio ed a scappare. Però ora ho paura». (m.d.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













Scuola & Ricerca

In primo piano