Slot, lo Stato ricorre al Tar contro Comuni e Provincia

Il ministero delle finanze si è costituito a fianco di Lottomatica: «In Trentino legge troppo restrittiva». Il censimento: a Trento una macchina ogni 115 abitanti


di Giuliano Lott


TRENTO. Sono una quindicina i ricorsi pendenti al Tar di Trento da parte dei concessionari di macchine da gioco contro i Comuni che cercano di arginarne la diffusione in base alla normativa provinciale dello scorso . La quale vieta l’apertura di nuove attività del settore nel raggio di 300 metri da zone sensibili quali scuole di ogni ordine e grado, luoghi di aggregazione giovanile e di ritrovo per soggetti deboli a rischio di cadere vittime della ludopatia, cioè di una coazione patologica a giocare somme sempre più importanti.

Nei giorni scorsi, in un paio di ricorsi sul territorio provinciale, si è costituito a fianco della società Lottomatica Videolot Rete Spa il ministero delle finanze. Cioè, di fatto, lo Stato. Che sostiene in pieno le ragioni della società privata, concessionaria del servizio pubblico di conduzione della rete per la gestione telematica del gioco lecito, ed ha il ruolo di “esattore” dei prelievi erariali delle giocate (il 12,5% del totale).

Lottomatica è l’interfaccia tra i gestori di sale da gioco e pubblici esercizi che dispongono della licenza per apparecchiature da gioco e la rete telematica a cui le macchine hanno bisogno di essere allacciate per poter funzionare. La posizione di Lottomatica e dello Stato, è di contrarietà alle disposizioni della Provincia, che per limitare la diffusione delle slot machine sul proprio territorio ha posto dei militi alla loro installazione, vincolandola a criteri di tutela dei minorenni e delle fascie a maggior rischio di dipendenza dal gioco (anziani e persone dalla psicologia fragile). E questa contrarietà si basa sulla libertà d’impresa del gestore, che sul territorio trentino si vede porre dei vincoli molto più restrittivi rispetto a quelli della normativa nazionale, per di più - sostengono i gestori di macchine da gioco, della rete e lo Stato stesso - in un settore iper-regolato da norme severe, che puniscono le violazioni (ad esempio, consentire a un minore di giocare con le slot) con la revoca della licenza, contravvenzioni fino a 25 mila euro e la sospensione della concessione.

A un osservatore meno tecnico, però, la presa di posizione del ministero si presta a un’interpretazione differente: uno Stato «biscazziere», che lucra sulla dipendenza da gioco indotta dal proliferare - legale - delle sale da gioco, difende il proprio diritto a continuare a incassare denaro. E non sono noccioline: la raccolta del 2011 da parte dell’Agenzia dei monopoli su scala nazionale ammonta a 16 miliardi di euro, dei quali oltre 12 milioni provengono dalle tasche dei giocatori trentini. Cifre enormi, pari a una legge finanziaria, che ogni anno finiscono nelle casse pubbliche. Se venissero a mancare - è una riflessione d’istinto -, lo Stato dovrebbe raggranellarle da altri settori.

A Trento c’è una slot machine ogni 115 abitanti. I risultati provengono dal censimento del Comune, che ha impiegato circa 100 giornate di lavoro/uomo (770 ore) per individuare le 1003 slot - 793 “new slot” e 210 Vtl,tutte regolari - e i 178 esercizi muniti della necessaria licenza (113 tra bar e ristoranti, 35 negozi, 22 sale da gioco, 6 sale scommesse, un cinema e un circolo privato): 315 sono installate in bare e ristoranti, 283 in sale da gioco, 98 in sale scommesse, 95 in negozi ed esercizi commerciali, 2 in un circolo privato. «Ogni anno verrà eseguito un monitoraggio a campione - assicura l’assessore Fabiano Condini - per tenere sotto controllo la diffusione del fenomeno».

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