«Siete una locomotiva dell’Italia che riparte»

Renzi tira la volata ad Andreatta: «Trento ha scommesso sul talento» Botta e risposta con la prof precaria. Cita i «cantieri civici» e dimentica l’Upt


di Chiara Bert


TRENTO. No, Trento e il Trentino non sono solo «un’oasi felice del passato» ma «una delle locomotive della ripartenza italiana». Ciclone Matteo Renzi chiude così il suo comizio a Sanbapolis: è questa la volata finale che il premier-segretario del Pd tira al sindaco (ricandidato) Alessandro Andreatta e agli altri candidati del centrosinistra autonomista, tutti qui per ascoltarlo in un afoso martedì di maggio, a meno 5 giorni dalle elezioni comunali. Nel palazzetto ci sono circa 600 persone, non il bagno di folla di altre occasioni ma non male per un pomeriggio lavorativo: parterre di sindaci, assessori e consiglieri, la stampa relegata in un recinto, nessuna domanda, tempi contingentati e rigido «protocollo renziano», niente candidati sul palco (a parte Andreatta e la foto di gruppo finale), alla segretaria del Pd Giulia Robol 30 secondi sì e no per introdurre il segretario.

Locomotiva Trentino. La locomotiva trentina che Renzi evoca è quella delle gallerie per la conservazione delle mele che ha visitato alla Tassullo di Mollaro, e del data center sotterraneo che raggrupperà tutti i computer per l’archiviazione dei vari enti pubblici: il governatore Ugo Rossi gli regala due simboli, una mela e un pezzo di fibra ottica. Ma è anche la locomotiva della Fondazione Kessler, la clean room da dove ogni anno escono oltre un milione di microchip e sensori per gli studi nello spazio e gli esperimenti di fisica: «Che straordinaria visione quella di Bruno Kessler - dice Renzi - capire quarant’anni fa il valore della ricerca». «Trento non è solo una città che è stata ben amministrata - scandisce il premier - è una città che ha scommesso sul talento, sulla ricerca e sull’innovazione».

«L’Italia ha bisogno di voi». Renzi ascolta Andreatta riassumere in pochi minuti i traguardi raggiunti nel suo mandato da sindaco, i posti creati negli asili nido, la raccolta differenziata dei rifiuti, il milione di visitatori del Muse. E quindi sentenzia: «Trento è una città che cresce, l’Italia invece non è cresciuta e oggi ha bisogno dai trentini di un aiuto. La vostra autonomia (ecco la parola magica di qualsiasi visita di presidenti del consiglio in regione, ndr) ha consentito di ottenere risultati importanti dal punto di vista economico, civico, culturale. Abbiamo bisogno della vostra forza perché il Paese faccia un cambio di passo». Renzi insiste sul tasto degli ultimi giorni, quello che ripete dall’inaugurazione dell’Expo a Milano: «In Italia è in atto un derby tra chi dice che va tutto male, e gode quando escono risultati negativi dell’Istat, e chi pensa invece che l’Italia è un Paese infinito», «molto più bello e più forte di come ci viene raccontato nei talk show del martedì sera».

Scuola, «ascolteremo la protesta». Parla di riforme, il premier, nel giorno in cui insegnanti e studenti protestano in piazza contro la sua riforma della scuola. «Non credo di fare tutto bene - ammette in un impeto di umiltà - ma va tolta un po’ di polvere da questo Paese». Vada come vada. E arriva allo sciopero della scuola. «Ascolteremo nel merito la protesta», promette alzando lo sguardo verso gli spalti. Parte un applauso, poi qualche fischio, ma timido. «Questo governo ha messo più soldi e scommette sull’autonomia della scuola, che è degli insegnanti, degli studenti, delle famiglie», e non può essere «in mano alle circolari ministeriali e alle organizzazioni sindacali». A fine comizio viene placcato da una prof precaria: «Mi sento tutelata da un concorso, non da un dirigente». Il premier si ferma ad ascoltarla e ribatte: «Il preside non assumerà chi vuole».

Cantieri civici, Upt dimenticata. Al Trentino Renzi riconosce di aver «fatto molto per l’educazione grazie al lavoro di Lorenzo (Dellai) e poi di Ugo (Rossi)». «Ma dobbiamo fare tutti di più», incalza. Domenica si vota e qui, ricorda il segretario Pd omaggiando gli alleati, «c’è una grande coalizione che tiene insieme il Pd, i cantieri civici di questo territorio che ha sempre sfornato buone idee, il Patt che è il movimento che esprime anche il presidente della Provincia...». Un attestato di attenzione a Dellai, che alla Camera ha assicurato i voti di Per l’Italia all’Italicum, Renzi lo aveva riservato anche qualche minuto prima parlando del «grande cantiere di centrosinistra», esattamente ciò che l’ex governatore immagina guardando oltre il Pd. Ma la segretaria dell’Upt Donatella Conzatti non ci sta: «Di cantiere civico ce n’è solo uno, e uno abusivo a Dro. In 10 Comuni c’è il simbolo Upt e nella sperimentazione a Trento il 60% dei candidati sono Upt». Attriti di cui Renzi poco sa. «La campagna elettorale - esorta - è un’opportunità per andare a parlare con quelli che non ci credono più, che pensano che la politica è una schifezza e che siamo tutti uguali». «E ricordatevi - ammonisce - che questo Paese non lo salvano i politici da soli». Poi scappa via, verso il bagno di selfie.

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