Sfrutta tre prostitute condannato a sei anni

L’avvocato del 22enne lo ha difeso spiegando che era fidanzato (e ora marito) di una delle tre e i suoi atteggiamenti erano solo manifestazione di amore



TRENTO. Per il pm le cose erano chiare: favoriva e sfruttava tre giovani romene che si prostituivano all’angolo fra via Giusti e via Perini. E così ieri ha chiesto una condanna (riconosciuta la riduzione della pena di un terzo per l’abbreviato) a tre anni. Per l’avvocato difensore le cose erano molto diverse: accompagnava una ragazza e si preoccupava di lei ma solo perché era la sua fidanzata. Che sì, faceva la prostituta, ma per lui era solo amore tanto che un anno dopo l’indagine l’ha sposata. E quindi ne ha chiesto l’assoluzione. Dopo una camera di consiglio breve è arrivata la decisione dei giudici che hanno condannato Marku Ugrin, 22enne albanese a 6 anni di reclusione. Pena pesante nella quale ha inciso anche la recidiva che gli è stata riconosciuta.

Lui (ora latitante) era finto in un’operazione della squadra mobile di Trento assieme a due fratelli - anche loro albanesi - e tutti e tre erano accusati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. In particolare nel capo d’imputazione del 22enne, lo si considera favoreggiatore e sfruttatore di tre ragazze che avrebbe accompagnato al posto di lavoro (ossia l’incrocio fra via Giusti e via Perini), avrebbe vigilato sulla loro sicurezza e avrebbe trovato loro un posto dove stare nelle ore di riposo. E cosa non secondaria, avrebbe trattenuto per sè una parte di quanto le lucciole guadagnavano. Un’imputazione - ha sottolineato il pm Ognibene - forte di controlli per strada ma anche di intercettazioni che avrebbero supportato l’accusa.

Di parere diametralmente opposto, l’avvocato difensore. Che ha chiesto in primo luogo l’assoluzione del proprio cliente. Le prove - ha detto ieri in aula - riguardavano solo una ragazza che era anche la fidanzata dell’imputato. Fidanzata che poco più di un anno fa ne è diventata anche la moglie. E quindi tutti gli atteggiamenti che facevano ritenere che stesse favorendo la prostituzione, dovevano essere letti in modo diverso. Solo come attenzioni di un innamorato verso la sua donna. Lui sapeva che lei si prostituiva e quindi l’accompagnava all’incrocio di via Giusti come l’avrebbe accompagnato in qualsiasi altro luogo di lavoro. E se la chiamava era solo per assicurarsi che stesse bene, non stava facendo il protettore. Lui non era presente in aula perché è latitante da circa un anno e da latitante riceverà la notizia della decisione del collegio (Avolio con Borrelli e Busato) che al termine della camera di consiglio lo hanno condannato a ben 6 anni di carcere, raddoppiando la richiesta formulata dall’accusa.

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