la manifestazione

Sentiero della Pace: 500 Km per la memoria

Ieri il prologo in bici con il presidente Rossi, Patton e i campioni Moser, Simoni, Bertolini e Ianes



TRENTO. Accompagnato dai grandi campioni del ciclismo trentino, il presidente della Provincia Ugo Rossi è salito in sella, ieri, e ha pedalato da Rovereto a Trento nel prologo della «500 Km di Pace», un percorso ideato da Marco Patton lungo il Sentiero della Pace, nell'ambito delle iniziative per il Centenario della Grande Guerra. «Una giornata importante - ha detto il presidente Rossi all'arrivo - per ricordare che la pace è un cammino che occorre percorre tutti i giorni».

Francesco Moser, Gilberto Simoni, Alessandro Bertolini, Silvano Ianes, un gruppo di grandi campioni, che ha scritto la storia del ciclismo italiano, ha accompagnato Rossi nella pedalata partita da Rovereto, presso la Campana dei Caduti e giunta alle Gallerie di Piedicastello a Trento, prologo del percorso di 500 km che Marco Patton compirà dal 28 luglio al 7 agosto, lungo il Sentiero della Pace, che collega lo Stelvio alla Marmolada, seguendo il fronte della Guerra 1915-1918. Fu Walter Micheli, vicepresidente della Provincia negli anni 80, ad avere l' intuizione di realizzare il Sentiero della Pace e oggi in molti lo hanno ricordato, alla presenza della moglie Norma e del figlio Daniel. «L'intuizione di Walter Micheli è stata straordinaria - ha detto il presidente Ugo Rossi - perchè ha saputo guardare avanti, mettendo insieme sia la storia della nostra terra, che la vocazione in campo ambientale, ma anche perché da quell' intuizione ne sono discese altre, come quella del “progetton”, che dava risposte al popolo anche in termini sociali».

«L’andatura è stata buona, con un pezzo tirato dopo il bicigrill», racconta Patton. «Io ho fatto uno scherzo Moser: sono andato davanti, come il suo gregario Mazzantini che lo faceva per riposare, visto che alla sua ruota era più faticoso. Ma lui ha rilanciato ed è ripartito più forte: io ho chiesto scusa... Rossi ha invece imboccato la Vallarsa perché sa che Francesco non ama le salite. Però la fuga è durata pochi metri. Mentre Ferrandi che, aveva una vecchia bici, è stato invece “sostenuto” da Bertolini».













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