Senato, Pd in bilico Valsugana a Tonini

Trattativa estenuante durata fino a notte. Panizza sempre più vicino al collegio di Trento, Fravezzi resta in Vallagarina



TRENTO. Giorgio Tonini del Pd in Valsugana, Franco Panizza del Patt a Trento e Vittorio Fravezzi dell’Upt a Rovereto. Sembrava questa l'ipotesi più probabile fino a ieri sera, quando il Pd nazionale ha posto il veto sullo spostamento di Tonini dal collegio di Trento, con il risulttao di rimettere in discussione l'intera trattativa. L’ennesima puntata della telenovela era partita in mattinata con una serie di telefonate tra i vertici dei tre partiti. Poi la decisione di vedersi faccia a faccia, nella sede del Pd di via Torre Verde. A fare gli onori di casa il segretario Michele Nicoletti, il senatore Tonini e Roberto Pinter, a difendere i colori del Patt il segretario Panizza, l’assessore provinciale Ugo Rossi e il consigliere provinciale Michele Dallapiccola, per l’Upt c’erano invece il segretario Flavia Fontana con l’assessore Mauro Gilmozzi, il capogruppo in consiglio provinciale Giorgio Lunelli e Corrado Buratti, presidente del parlamentino. Un pomeriggio lunghissimo con i tre partiti schierati sulle rispettive posizioni, paradossalmente le stesse: no al collegio della Valsugana, sulla carta il più favorevole al centrodestra. Il Pd quindi a difendere la candidatura di Giorgio Tonini a Trento, collegio rivendicato però anche dal Patt per Franco Panizza, disposto al massimo a spostarsi su Rovereto. Ma con l’Upt ferma nella richiesta di un collegio “urbano”, o Trento (per Lunelli) o Rovereto (per Vittorio Fravezzi). E sempre più determinata, in caso contrario, nel dare seguito alla minaccia di rompere la trattativa e correre da sola, con propri candidati. A quel punto la palla è passata a Pd e Patt. E non si tratta di una metafora: la riunione è infatti proseguita a due, con la delegazione dell’Upt invitata ad attendere fuori l’esito del confronto tra democratici e autonomisti. Confronto che pure si è protratto a lungo, e dove probabilmente si sono messe tutte le carte sul tavolo: cioè le elezioni provinciali di novembre e la candidatura unitaria alla presidenza affidata al Pd. Tanto che verso le 20 si è deciso di aggiornarsi a dopo cena. Verso le 21 la riapertura del tavolo, a quel punto allargato nuovamente all’Upt. Attorno alle 22, quando sembrava fatta, il colpo di scena: il Pd trentino si consulta con la sede centrale a Roma. Tutto torna in gioco, Tonini potrebbe restare a Trento. Aveva ragione, Alberto Pacher, che in mattinata la vedeva così: «Questa trattativa è come quegli abiti dei preti di una volta, con tantissimi bottoni: se inizi sbagliando ad allacciare il primo, e te ne accorgi solo quando arrivi in cima al colletto, è un disastro dover ripartire daccapo». Specie se i tempi stringono: lunedì scatta il termine per la presentazione delle candidature e delle relative firme a sostegno. Secondo Pacher si doveva partire in un altro modo, trovando subito una terna di candidati unitari, non semplicemente espressione ognuno del suo partito: «Come hanno fatto Pd e Svp in Alto Adige con Francesco Palermo nel collegio senatoriale di Bolzano e Bassa Atesina». Uno stallo che ieri aveva sollevato anche l’ironico commento del Movimento 5 Stelle: «Sembra il gioco della sedia. Ve lo ricordate, nelle feste adolescenziali? Le sedie in cerchio, si accendeva la musica e quando si fermava tutti dovevano trovare la propria. Colui che rimaneva senza si metteva triste appoggiato al muro». “Grillini” i cui candidati locali, invece, hanno un nome e un cognome già dal 6 dicembre.













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