Senato, autonomie speciali «blindate»

Passa la norma, Trento e Bolzano potranno ottenere nuove competenze con legge ordinaria. Obiettivo: l’ambiente


di Chiara Bert


TRENTO. Passa con 204 voti al Senato (34 contrari e 7 astenuti, assenti i leghisti,compreso Sergio Divina) l’emendamento all’articolo 39 della riforma costituzionale che blinda le autonomie speciali. Un passaggio non scontato e frutto di una lunga e tesa trattativa tra il governo e le speciali, che ha coinvolto anche i due governatori Rossi e Kompatscher. Alla fine, forti del peso dei voti del Gruppo Autonomie per una maggioranza che al Senato è sul filo, l’intesa è stata portata a casa. Due i cardini dell’emendamento approvato ieri con il parere positivo del governo annunciato dal ministro per le riforme Maria Elena Boschi. Il primo: nel nuovo testo costituzionale viene scritto che per le Regioni e Province a statuto speciale resterà in vigore la Costituzione ancora vigente fino alla revisione (non si parla più di semplice «adeguamento») dei rispettivi statuti d'autonomia. L’altra novità, più di sostanza, prevede che in base all’articolo 116 della Costituzione, alle autonomie speciali potranno essere attribuite nuove competenze tramite un meccanismo più semplice, finora previsto soltanto per le Regioni ordinarie: dunque non servirà più il meccanismo complesso e lungo tramite legge costituzionale.

Obiettivo: nuove competenze. «Ora gli strumenti ci sono, e noi intendiamo usarli», è il primo commento del presidente della Provincia Ugo Rossi, «questo non significa che domani mattina andremo a chiedere a Renzi la competenza sull’ambiente ma gli obiettivi restano quelli che ci siamo dati, adesso dobbiamo essere capaci di interloquire politicamente con il governo». Lo scorso giugno, insieme a Kompatscher, consegnò al premier Matteo Renzi un cronoprogramma che prevedeva entro il 2015 l’approvazione delle norme di attuazione sul personale degli uffici giudiziari e il Parco dello Stelvio e l’ok alle norme per ripristinare le competenze provinciali in alcuni settori: attività commerciali (orari e licenze), standard urbanistici (in particolare le distanze minime tra i fabbricati), appalti, fasce di rispetto stradali, ordinamento e lavoro del personale provinciale e degli enti dipendenti. Sul tavolo c’è poi la delega sulle agenzie fiscali. E Renzi si impegnò a dar vita a tavolo di confronto su nuove competenze: caccia (per evitare le incursioni della Consulta come con la sentenza che vieta la caccia nei parchi naturali), ammortizzatori sociali (per armonizzare la nuova Aspi e l'Agenzia nazionale del lavoro con la delega già assegnata a Trento e Bolzano), scuola e formazione degli insegnanti (per Bolzano). Nulla si diceva in quel memorandum sull’ambiente, ma è quella la delega forte a cui puntano Trento e Bolzano.

Le reazioni. «Dopo difficili trattative siamo riusciti a migliorare e ampliare la clausola di salvaguardia per le autonomie - dichiara il senatore Vittorio Fravezzi (Upt) - è stato un grande lavoro di squadra, ora mi auguro che la Camera confermi questo risultato straordinario e inimmaginabile alla vigilia». «Di positivo ci sono il superamento del bicameralismo perfetto, la riduzione dei costi della politica, la nuova norma per l'elezione dei futuri senatori, assieme, naturalmente, alla parte sulle autonomie speciali», osserva Franco Panizza (Patt), «resta il rammarico per una riforma che poteva trasformare il nuovo Senato in un vero Senato delle Autonomie».

«Un compromesso positivo per l'autonomia, nel quadro di una riforma costituzionale che riflette un riequilibrio di poteri a favore dello Stato», commenta il deputato Lorenzo Dellai, «l'emendamento approvato offre strumenti per un futuro negoziato che sarà difficile, ma per molti aspetti ci mette al riparo da immediate ricadute centralistiche derivanti dalle nuove disposizioni costituzionali. Serve ora che le istituzioni autonomistiche e le forze politiche e sociali raccolgano le opportunità offerte dal testo approvato, elaborando una base credibile per avviare la prossima fase di confronto con Roma».

Un emendamento del governo all’articolo 39 del ddl prevede che la legge elettorale quadro del nuovo Senato sia emanata entro 6 mesi dall’entrata in vigore della riforma: le Regioni avranno tre mesi per adeguare la loro legislazione, Trentino e Alto Adige eleggeranno due senatori ciascuno (un sindaco e un consigliere regionale). Martedì il voto finale sul disegno di legge: poi la riforma tornerà alla Camera per il via libera definitivo e quindi sarà sottoposta a referendum popolare, probabilmente la prossima primavera.

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