«Sei di Trento se...», quando l’amarcord diventa social

Quasi duemila gli iscritti al gruppo dove si fa la piccola storia della città: un successo della memoria


di Paolo Piffer


TRENTO. Quando gli strumenti telematici di ultima generazione si mischiano con segni espressivi d’antan come quelli dialettali può anche nascerne una commistione più che mai godibile, che fila via come un romanzo. Per quanto composto da frasi mozze, pure a volte disarticolate, ma, a loro modo, efficaci, almeno come rappresentazione dei tempi, sgrammaticati, nei quali gli input prevalgono su sintassi e punteggiatura. E mica per ignoranza degli adepti della Rete, ci mancherebbe, ma per proprietà e “volontà” del mezzo.

Esempio ne sia il gruppo aperto in questi giorni su Facebook il gruppo “Sei di Trento se...”, piccolo regno dell’amarcord cittadino riservato a quelle centinaia (anzi, ormai migliaia) di partecipanti, parrebbe di quasi cinquantenni se non oltre, che si sono iscritti. “Sei di Trento se...” la frase mantra che ha dato il via alle danze ed ad un effluvio di interventi, oltre 1700 fino a quando il gruppo è stato visibile a chiunque si collegasse, che hanno mano a mano delineato un racconto su “cosa facevamo in città per poterci dire trentini”, tra anni Settanta e Ottanta, ma anche un po’ prima, questo è il quadro temporale che emerge.

Una trama simil identitaria espressa, spesso, in dialetto, chissà mai se per scelta pregiudiziale o cascata imitativa, che par di capire faccia seguito ad analoghi esperimenti del genere che hanno avuto come centro altre città del nord. Comunque sia, le oltre cento pagine che abbiamo sfogliato e letto rilasciano perle su perle di una città segnata da una gioventù girovaga, come tutte, tra un locale e l’altro. Con punti di riferimento precisi. E, dovendo sintetizzare, caratterizzata da tanto divertimento, perlomeno cercato, e pochi cortei, lotte sindacali e fabbriche (ma ci sono anche quelle, per quanto minoritarie), tra discotecari, “fonghi”, frikkettoni e alternativi, jeans firmati ed eskimi, impegno e riflusso.

Senza scomodare Fogazzaro e il suo piccolo mondo antico, un ritratto, un “cosa eravamo, cosa facevamo e dove andavamo” che potrebbe ormai entrare a far parte a buon diritto di una storia minima dei costumi cittadini. Se così è, non resta che dare il via, sull’onda dei ricordi, alla galleria di quelli che “sono di Trento se” così come recita Facebook.

«Nel 68-69 tutta la città assediata da camionette di carabinieri io avevo 5-6 anni mi ricordo che andavo alle crispi e passavo dietro alla poste per andare a scuola e in via mantova prendevo sempre un panino all’uva al sosi»; «abitavo in cima a via Galilei e dal balcone assistevo agli scontri…spesso con il fazzoletto in viso per via dei lacrimogeni (9-10 anni)»; «Se dopo la funzion del magio se ne neva a robar zireze a la Vela»; «No te sei de Trènt se no t’hai mai vista almen ‘na volta la Trento-Bondone (intendo corsa di macchine)»; «Se andavi al cinema Dolomiti la domenica pomeriggio”; «Chi non si ricorda la nevicata dell’85 che c’era piazza del duomo sommersa dalla neve perché i la portava tutti lì i geni che i netava le vie del centro»; «Quando se neva a sciar en Bondon e se ciapava la bidonvia en Vaneze» che «La ghe meteva do ore a rivar en zima»; «Te sei na sulle roste del ades a veder la tonca e i foghi al 26 de s.Vigili ahahah»; «Se te nevi all’Ufo e po al 3di a magnar la pizza dopo esser pasà dal Tirrena a saludar el Gasperetti bei tempi»; «se te nevi al Zanella a magnar el gelato prima del’80!!».

«Sei di Trento se ti sei comprato almeno un paio di Wrangler o di Levis all’Officina da quel figon dell’Ivan»; «se ti ricordi la strada vecchia della via valsugana»; «se te te fermavi a tor i panini dal Moro, con l’ape frigo e i poster dela juve!! I costava 150 lire e ghera i miniassegni»; «se da bocia, ai tempi de la Bepina, te fevi dar for da mat “gambalesta” e “mano di fata” guardiani en piazza Dant, a pescar trote e pesati rosi nascosti en tra le canne»; «se te nevi a zugar al bilardo al bar Vicenza, zo soto en de la fumera»; «…se te pasavi dal tartina»; «sei di Trento se sei entrato a lavorare alla Michelin»; «No te sei de Trènt se no t’hai mai viste l “Dario Beat” girar en zità con la bicicletta».

E, per concludere in gloria la sintesi: «Se te nevi al bar Rosa a magnar i panini del Paolo» e «sei de Trent se hai giocato a calcio nell’Orione o nell’Ara Aquila».

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