IL CASO

“Sciopero della messa” per le profughe respinte 

L’invettiva. Don Marcello Farina durante la messa in santissima Trinità propone ai fedeli di reagire alla decisione della Provincia di allontanare le 24 donne nigeriane ospitate a Lavarone


Luca Marognoli


TRENTO. Per i cristiani è venuto il momento di alzare la voce. Di non schierarsi dalla parte dei farisei, ma di avere il coraggio di dire che il re è nudo, che non si può tollerare la deportazione di 24 profughe nigeriane che a Lavarone hanno trovato lavoro, relazioni e speranza di futuro, solo perché lo ha deciso un governatore leghista. E don Marcello Farina, che ci ha abituato a sentir dire le cose più scomode e forti dalla sua voce esile e lieve, ieri in Ss.Trinità la voce l’ha alzata, eccome, quando ha lanciato la proposta che per una domenica tutte le chiese trentine restino chiuse per solidarietà con quelle donne che cercano riscatto. E per protesta contro un sopruso che non va lasciato passare.

I fedeli hanno risposto con un applauso, di quelli che tra le mura di un edificio sacro è raro sentire. Come era successo pochi giorni fa, quando durante una lezione all’Università della terza età, a don Marcello - racconta lui stesso quasi timidamente- era “scappata” la stessa invettiva. Ma ieri in chiesa aveva un significato più forte.

Davanti a un centinaio di fedeli, molti dei quali aficionados della “messa del sabato sera con don Marcello” alle 18.45, il sacerdote prende spunto dal Vangelo di Luca e dalla parabola di chi guarda la pagliuzza nell'occhio dell’altro senza accorgersi della trave che è nel suo, per concludere l’omelia in modo dirompente: «Mi permetto di condividere con voi un pensiero di cui mi assumo tutta la responsabilità», esordisce.

«Proprio pensando al Vangelo di oggi, a questo invito a liberarci dall’ipocrisia. Non vi sembra che molte volte il non partecipare dal vivo alla storia delle donne e degli uomini, per potere in qualche modo non avere controversie, sia per la Chiesa di oggi una vera ipocrisia? C’è tanta lamentela tra la gente anche per questo buttar via le persone, mettendole ai margini e togliendo loro ciò che gli serve per vivere. Perché allora, se mandano via le 24 donne di Lavarone, una comunità cristiana che celebra l’eucaristia per indicare l’unità, la vicinanza ai poveri, non chiede al vescovo che per una domenica tutte le chiese restino chiuse? Che non si dica messa, per solidarietà con queste persone?»

Don Marcello Farina come don Luigi Ciotti vuole rompere il silenzio dell’indifferenza: «La comunità cristiana - continua nell’omelia - non può sempre tacere, assecondare, far finta di niente. Non bastano presepe e crocifisso per essere cristiani». Poi conclude: «Vi chiedo scusa della mia franchezza» e scoppia un applauso spontaneo. Lungo e fragoroso.

In sacrestia il sacerdote spiega con ancor più chiarezza il suo pensiero: «Perché i cristiani devono accettare supinamente le decisioni della politica? Se la Provincia di Trento governata dalla Lega decide di mandar via le 24 ragazze di Lavarone, che sono in una condizione positiva di accoglienza, mi sembrerebbe bello che la comunità cristiana, con il vescovo, potesse proporre che per una domenica in tutte le parrocchie del Trentino non si dicesse messa. È la forma estrema di protesta e dissenso di una comunità, di fronte a un sopruso, a un’autentica violenza».

Una proposta - precisa Farina - «di cui ho parlato solo con un altro prete e ho condiviso poi alla Terza età dove ho fatto un exploit imprevisto – sorride -. Stavo spiegando Buber e l’alterità, l’altro da accogliere, e ho detto: se mi capitasse, io penso che farei così. Mi hanno battuto le mani». A messa quella di ieri era invece la “prima” assoluta. «Ho letto il disagio del parroco di San Marco di Rovereto che vede questa situazione sempre più decadente e ho pensato a un gesto significativo che ci coinvolga tutti… Visto che il centro non si muove... Non voglio sovrappormi al vescovo, ma lanciare l’idea che la comunità cristiana, dalla base, dia un segnale che è il più significativo possibile. Anche simbolicamente: la messa è l’eucarestia, la cena, la condivisione… Che pane si spezza insieme se alcune persone vengono violentemente portate via?»













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