Sat, due grandi ex tuonano: non violentiamo il Lagorai 

Elio Caola e Piergiorgio Motter contro il progetto appoggiato anche dal sodalizio La presidente Anna Facchini non parla: progetto al vaglio delle commissioni


di Luca Marognoli


TRENTO. Tace la presidente in carica Anna Facchini, parlano apertamente due ex illustri, Elio Caola e Piergiorgio Motter. Uomini che rappresentano l’anima e la storia della Società degli alpinisti tridentini. Entrambi nettamente contrari al progetto della Translagorai, appoggiato anche dalla stessa Sat ma duramente contestato (come riportato dal “Trentino” di ieri) da un gruppo nato su Facebook (“Giù le mani dal Lagorai”, con 13 mila iscritti) che sta raccogliendo consensi anche in alcune sezioni satine (come la Carè Alto di Matteo Motter, figlio di Piergiorgio).

Difficile non leggere nel silenzio di Facchini l’imbarazzo di un’adesione (avventata?) a un percorso di trekking che è stato interpretato da molti appassionati di montagna come un sorta di sacrilegio, la profanazione del “tempio” del Lagorai, una delle poche realtà veramente incontaminate del Trentino e per questo difesa strenuamente e storicamente dalla Sat.

Mentre il cellulare di Anna Facchini suona a vuoto, dall’ufficio stampa fanno sapere che la presidente non intende rilasciare dichiarazioni finché gli organismi interni del sodalizio non si saranno espressi. Il progetto è attualmente al vaglio delle tre commissioni tecniche Tutela ambiente montano (Tam), Sentieri e Rifugi. Al termine dell’analisi spetterà loro produrre un documento, che sarà portato in giunta e poi in consiglio per una valutazione dal punto di vista sia tecnico che politico.

In attesa di conoscere l’esito finale di questo lungo e partecipato processo valutativo, non stanno certo zitti Piergiorgio Motter ed Elio Caola. «Quando ero presidente - dice il primo - ho sempre detto che il Lagorai è il miglior parco trentino, pur non essendo parco perché c’è soltanto la strada del Manghen che lo attraversa». La Translagorai prevede di dotare il tragitto - 90 chilometri dalla Panarotta a San Marino di Castrozza - di sette piccole strutture (già esistenti ma da adattare con una spesa di circa 3 milioni di euro) in grado di ospitare 15-20 escursionisti per notte. Il piano, approvato nell’agosto scorso dalla Provincia in accordo con numerosi Comuni di Valsugana e Val di Fiemme, gode anche dell’appoggio - oltre che della Sat - del Parco naturale di Paneveggio.

Per l’assessore Gilmozzi non ci sono interessi privati di mezzo e la speculazione è esclusa, tanto da spingersi a dire, con un certo sarcasmo, che «la “folla” che può ruotare attorno a queste strutture è così limitata che per la gestione speriamo che se ne occupino i pastori». Ma Motter non sorride affatto: è più serio che mai quando dice che «la Translagorai deve restare così, senza abbassarsi di quota (per raggiungere le strutture di cui sopra, ndr). Sotto ci sono probabilmente gli interessi della società funivie del Cermis. Itinerari a lunga percorrenza ne abbiamo fatti anche in passato ma senza stravolgere nulla. Mi dicono che vogliono spendere soldi per malga Conseria: ma all’appassionato bastano un bivacco o la tendina, non servono troppe strutture... La Wilderness è anche quello».

A manifestare la sua preoccupazione a Motter («Ma non facciamo niente?») nei giorni scorsi, un grande vecchio come Elio Caola, presidente Sat per 6 anni - dal ’97 al 2002 - in cui si battè per la difesa della Val Giumela (invano) e del Carè Alto. Oggi ha 91 anni e del sodalizio è un probiviro, un “saggio” da consultare nei momenti più delicati. E questo è uno di quelli. «Verso il Lagorai la Sat - dice - ha avuto sempre un atteggiamento particolare, di difesa, tant’è che quando fu venduto il rifugio sulla Panarotta si dovevano investire quei soldi per farne un altro in zona e scegliemmo il Sette Selle, che è ai margini, sostenendo che quel territorio va difeso come le Maddalene, magari facendo solo qualche bivacco».

Come spiegare ai profani perché merita una così particolare tutela? «Perché è una zona di montagna con caratteristiche fantastiche, con quelle vallette, i suoi laghi, la vegetazione e le vette con sullo sfondo Cima d’Asta. Ha caratteristiche alpine eccezionali e vi si trovano malghe, ma non strutture alberghiere né strade di penetrazione. Sarebbe veramente pericoloso farle, a maggior ragione adesso. Non conosco nel dettaglio il progetto, ma trasformare una malga in dormitorio non va bene». La conclusione è perentoria: «La montagna è stata violentata già abbastanza. Almeno il Lagorai lasciamolo in pace».













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