Sartori, dalla Mobile fino a Bucarest e ora è questore a Mantova 

Il poliziotto, 56 anni, è uno dei più giovani d’Italia le sue radici sono in val Rendena, dove torna per la briscola



TRENTO. Da capo della mobile a Trento (negli anni in cui si indagava sulla Tangentopoli in salsa locale) al lavoro a livello internazionale come direttore dell’ufficio regionale di coordinamento operativo per l’Europa Orientale, la Russia ed il Libano del Ministero dell’Interno, a questore di Mantova. Ha girato il mondo Paolo Sartori lavorando sul crimine organizzato, il traffico di stupefacente e il terrorismo ma ancora adesso la tranquillità la trova in val Rendena grazie ad una partita a briscola o tressette con chi lo ha visto crescere. Sulla carta d’identità c’è scritto che è nato a Mantova ma il Trentino e la Rendena in particolare, hanno un posto speciale nel suo cuore. «Mamma mantovana e papà rendenese» specifica lui stesso che quando gli impegni glielo permettono, in provincia ci torna volentieri. Anche adesso che, a 56 anni, è fra i più giovani questori d’Italia.

Partiamo dall’inizio.

Faccio il concorso al ministero dell'Interno, dopo il corso di formazione a Roma, nel 1991 arrivo a Trento e nel maggio dell’anno successivo divento capo della mobile. Ci sono rimasto fino al 1999 e sono stati anni importanti, con indagini serrate e tante soddisfazioni. Fino a un mattino di luglio del '99 in cui mi arrivò una telefonata. E li la mia vita ha preso una strada imprevista.

Si ricorda anche il giorno?

Sì, anche perché non è una chiamata che si può dimenticare. L'FBI degli Stati Uniti aveva chiesto la collaborazione dell’Italia per creare un'organizzazione internazionale, con sede a Bucarest, per far collaborare i Paesi della penisola balcanica (all'epoca devastati dalla guerra nella ex Jugoslava) in settori delicati come il contrasto al terrorismo internazionale e alla criminalità organizzata, e da Roma avevano pensato a me. Ho detto “sì” credendo di aver qualche mese per organizzare il trasloco. Invece sono partito il lunedì successivo. Era il luglio del 1999. E ho lasciato Bucarest definitivamente nel 2016.

Un’esperienza internazionale più unica che rara.

Sono stati anni molto intesi ed interessanti. La mia competenza si estendeva in tutto l'est Europa dalla Russia e il Libano. La sede era Bucarest, ma il raggio d’azione era enorme. Quando ho iniziato nel 1999, non c’era nulla di quello che ora c’è, siamo partiti da un ufficio all’interno dell’ambasciata italiana e uno in quella americana, e poi le competenze si sono estese.

Ma il suo incarico internazionale non si è limitato all’Est Europa, c’è stata anche l’America.

Dal 2010 al 2013 ho lavorato per lunghi periodi in Guatemala, El Salvador, Nicaragua e Honduras, per il Sica (Sistema de la Integración Centro Americana) come coordinatore dei progetti in materia di contrasto alla criminalità organizzata internazionale ed alla corruzione e di promozione dello stato di diritto nei Paesi del Centro America. Continuavo a viaggiare, ero più in aereo che a casa. E nel 2014 il primo ministro romeno Ponta, mi ha nominato anche suo consigliere per le questioni giuridiche internazionali. Poi nel 2016 il ritorno a Roma, il corso di alta formazione e quindi, nel settembre scorso, l’incarico di questore a Mantova.

Dal mondo a Mantova. Soddisfatto?

Sì. Mi considero un privilegiato. Sono riuscito a fare il lavoro che volevo e ho avuto l’opportunità di fare cose che non mi sarei neppure immaginato quando ho iniziato questo lavoro. La mia vita professionale, in sostanza, la posso dividere in tre fasi: quella da commissario di polizia, quando ero il capo della squadra Mobile, quella "diplomatica" all’estero e ora quella di questore. Tutte mi appartengono, in tutte mi ritrovo perché il mio lavoro mi piace in tutte le sue sfaccettature. È un lavoro che deve essere fatto per passione e con passione.

Era un giovane commissario e aveva sopra di lei i questori. Ora è un giovane questore, un rovesciamento dei ruoli.

Ho avuto la fortuna di avere dei questori che mi hanno assecondato e valorizzato, mi hanno fatto fare il mio lavoro nel migliore dei modi possibile. E ora che sono questore cerco di comportami con i miei dirigenti allo stesso modo. (m.d.)













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