«Santa Maria, contiamo sui volontari» 

L’arcivescovo ieri in basilica per la confessione interviene sulla chiusura: «Il tema da affrontare in consiglio pastorale»


di Sandra Mattei


TRENTO. Nella mattina prefestiva di ieri, quella che precede il lungo ponte di Ognissanti, in città si notava una certa animazione, con presenze di turisti che si aggiravano nel centro e nella zona delle Albere, alla scoperta di monumenti e musei. Anche la chiesa di Santa Maria Maggiore, ieri mattina, è stata visitata da sporadici turisti, famiglie e coppie che con il naso all’insù ad ammirare la sequenza di altari e pale, i soffitti dipinti e le ricche decorazioni degli altari. Insieme ai turisti, però, nella basilica che nei giorni scorsi è stata chiusa dal parroco don Andrea Decarli per gli episodi di furti e danneggiamenti, sono arrivati anche fedeli che hanno potuto farsi confessare dall’arcivescovo. Sì, perché come è successo l’anno scorso, don Lauro Tisi si è messo al servizio della comunità, in occasione delle festività come il Natale, la Pasqua e Ognissanti, per “ascoltare”, come definisce egli stesso la confessione.

Lo abbiamo incontrato per chiedergli se la sua presenza nella basilica di Santa Maria Maggiore, uno dei più importanti monumenti della città, e non solo per la comunità religiosa, è dovuta anche alla situazione che si è creata, con il parroco che ha deciso, anche in modo provocatorio, di chiudere da mezzogiorno la chiesa per attirare l’attenzione su una situazione insostenibile.

«So che la basilica - conferma don Lauro - è stata oggetto di furti e vandalismi. E purtroppo il fenomeno non è una novità. Non si tratta solo di chi cerca di rubare le offerte dei fedeli e talvolta ci riesce, ma anche di chi danneggia oggetti sacri. Sono stati presi di mira infatti il tabernacolo e le candele. Una situazione che va affrontata subito, per evitare che la chiesa rimanga chiusa».

Chiediamo come pensa che si possa risolvere questo stato di cose. «Nel prossimo incontro in consiglio pastorale della parrocchia si affronterà il problema. Spero che si trovi una soluzione attraverso la disponibilità di alcuni volontari che si alternino per presidiare la chiesa. Ci sono già il sacrestano e sua moglie che fanno un servizio prezioso, ma non basta. Mi auguro che si trovi una soluzione per riaprire la chiesa in sicurezza».

Mentre parliamo con don Lauro, c’è una signora in attesa della confessione. Incuriositi da questa scelta di confessare i fedeli, chiediamo all’arcivescovo se si tratta di una consuetudine o un’innovazione. «Ho scelto di confessare i fedeli - risponde don Tisi - in occasione delle principali festività come Natale, Pasqua e Ognissanti dall’anno scorso. Lo faccio perché il futuro di noi preti è mettersi a disposizione della gente ed ascoltarla. Per un vescovo è la cosa più bella: tutti hanno bisogno di parlare, di essere confortati. Sento che c’è tanto sofferenza e tanta solitudine e questi giorni dedicati al ricordo dei defunti, riaprono il dolore per la perdita dei nostri cari». Che parole di conforto può dare? «Ascoltare è il primo conforto che posso dare. E poi racconto chi è Dio, la figura di Gesù di Nazareth è illuminante, una presenza con cui si può condividere il cammino e ci si trova bene».

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