L'ANALISI DELL'ESPERTO

"Salga o scenda il greggioi petrolieri ci guadagnano"

L'economista Fabrizio Spagna: "Tipica la vicenda del gasolio: quando tutti cominciarono a comprare il diesel i prezzi d'un tratto schizzarono in alto"


Alessandro Cecioni


ROMA. Mettiamola così: se il petrolio sale le compagnie petrolifere ci guadagnano, se scende ci guadagnano lo stesso. «Che le compagnie petrolifere ci guadagnino quando la quotazione del petrolio sale è un dato palese, provato dai bilanci aziendali».
 Fabrizio Spagna, economista, analista di Axia, monitorizza da anni i bilanci delle società del settore energetico e, dati alla mano, non ha dubbi sul fatto che l’andamento delle quotazioni del greggio ha un solo beneficiario sicuro: le società che lavorano nel settore dell’energia.
 «Prendiamo il bilancio dell’Eni. Il segmento exploration and production ha fatto segnare nel 2006 un aumento dell’utile netto pari al 17,7%. Il petrolio è aumentato del 22,4%, il gas del 17,88%, il reddito operativo industriale del settore ha segnato un +20,6% ovvero, guarda caso, quasi la media matematica dell’incremento del prezzo di petrolio e gas. Ed è così per tutte le compagnie».
 
Spagna è ancora più preciso: dei 9,8 miliardi di euro di utile prodotto da Eni, ben 7 miliardi e 279 milioni vengono da esplorazione e produzione. E qui giocano diversi fattori a favore delle compagnie. Intanto il fatto che il petrolio di Eni o è estratto direttamente, o in collaborazione con altre compagnie, o, nel caso che lo acquisti, messo al riparo da sorprese con contratti pluriennali.
 «Sì, contratti pluriennali - dice ancora l’analista di Axia - il che significa che l’aumento del prezzo della benzina legato a quello del barile di petrolio è una storia che non sta in piedi. Anche chi raffina e commercializza petrolio comprato da terzi si avvale di contratti pluriennali e qualora sia costretto a comprare sul mercato lo fa con mesi di anticipo e, comunque, cautelandosi contro eventuali aumenti utilizzando prodotti finanziari come i derivati». Senza contare che un altro elemento è venuto in soccorso delle compagnie: la rivalutazione dell’euro. In un mercato in cui i prezzi della materia prima si fanno in dollari, chi vende in euro il prodotto finito ci guadagna due volte.

 Allora cos’è che fa aumentare il prezzo della benzina e del gasolio? Una delle leggi fondamentali dell’economia: domanda e offerta. Con una complicazione data dalla strozzatura delle raffinerie. «Quando il petrolio era a 10 dollari al barile - dice ancora Spagna - nessuna compagnia ha pensato a investire nelle raffinerie, non era remunerativo. Ora che la domanda è tornata a crescere e con essa il prezzo del petrolio rinnovare e costruire raffinerie è diventato rischioso perché imporrebbe grandi investimenti che avrebbero anche la conseguenza di aumentare l’offerta e, quindi, di abbassare il prezzo. Meglio allora mantenere la strozzatura della raffinazione e alzare i prezzi al consumo, certo più vantaggioso». Una riprova viene dalle Borse di tutto il mondo dove i titoli delle imprese che lavorano sull’energia sono fra quelli con le migliori performance.

 Poi c’è la questione del gasolio. Quando la quota di mercato delle auto a gasolio ha superato quella delle auto a benzina, le compagnie petrolifere hanno deciso di concentrare gli aumenti del prezzo sul gasolio, così la forbice fra diesel e benzina ha iniziato a chiudersi. «Grandi guadagni per le compagnie, ma una politica che può risultare perniciosa perché il prezzo del gasolio, al contrario di quello della benzina, ha effetti su molti altri prezzi, e quindi sull’inflazione, attraverso i trasporti».













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