Rubano anche nella dimora del clochard

Furto nella notte nell’abitazione di fortuna in cui vive lo storico «barbone» Paolo Beber: mangiato anche il cibo dal frigo


di Paolo Piffer


TRENTO. Non c’è pace per Paolo Beber, 50 anni, il clochard di via Gocciadoro. Ai primi di gennaio, con il freddo che faceva, gli avevano tagliato il cavo dell’energia elettrica che serviva per alimentare il fornelletto. Un atto vandalico che lo aveva costretto a procurarsi un generatore. Adesso il furto. Un paio di piccoli pc, la tv, la chitarra oltre a un po’ di accendini e qualche pacchetto di sigarette. E gli hanno pure svuotato il frigo, consumando sul posto e portandosi via anche le scatolette di Onny, il pacioso cucciolone di rottweiler che da qualche tempo ha preso il posto del vecchio Ronny, che negli ultimi anni di vita faceva fatica a camminare da tanto era imbolsito. Senz’altro Beber lo avranno visto in molti, insieme al suo cane, circolare per la Bolghera e verso il centro. Da quindici anni vive al civico 91 di via Gocciadoro, come riportato sulla carta d’identità, al piano terra di una fatiscente palazzina dietro l’ospedale Santa Chiara, dove una volta c’erano le serre comunali, quasi sotto le arcate del ponte di accesso al parco. Due misere stanzette piene zeppe di cianfrusaglie. Ma anche del suo passato. Beber, che vive con una pensione minima di invalidità, è proprio dei ricordi che parla. E si commuove, e s’incazza. “Dentro uno dei due pc – afferma – avevo tutte le foto che mi sono più care. Anche di gente ormai morta. Sono immagini a cui tengo molto. Faccio un appello. Se qualcuno avesse visto qualcosa, riconosciuto qualcuno che si aggirava, che entrava, me lo faccia sapere. Potete darmi un mano?”. Lo facciamo volentieri. Se ci fossero indicazioni utili, Beber ha comunque fatto denuncia ai carabinieri, basta mandare una mail alla redazione del giornale: redazione@giornaletrentino.it Il furto è avvenuto nei giorni scorsi, tra la tarda mattinata e il pomeriggio. Beber era poco distante, nel parco, a prendere un po’ di refrigerio con Onny ed è convinto che i ladri siano più d’uno. “Hanno scavalcato il muretto retrostante e sono entrati dalla finestra del piano superiore per poi scendere al pianterreno – afferma il clochard – Infatti, non solo il lucchetto del cancello non è stato tagliato e la porta è intatta ma per portare via la roba uno da solo non ce l’avrebbe fatta. E si sono fermati anche a pasteggiare tanto che ho trovato le scatole di cibo vuote e sparse un po’ dappertutto. Insomma, hanno fatto i loro comodi. E pensare che non ero tanto distante. Credo che prima, buttando giù dal muretto un grosso sasso, che ho ritrovato poco distante dall’entrata, si siano accertati se c’ero o meno e poi sono scesi”. Beber è conosciuto dai servizi sociali comunali che più di un volta l’hanno invitato, in inverno, a dormire in una delle strutture aperte in città. Ma lui è uno spirito libero e non ne ha mai voluto sapere. Vive lì. Tiene pulito lo spazio per quanto possibile e va avanti pur con tutte le difficoltà del caso. Ma proprio non gli va giù che gli abbiano portato via il pc con dentro le foto, i ricordi degli ultimi anni, i volti degli amici, anche di quelli che non ci sono più.













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