Rossi: «Il Patt oggi decida cosa fare. Ma senza di me» 

Il presidente non parteciperà al parlamentino: «Niente condizionamenti, in gioco c’è l’autonomia. I Civici? Sono il vecchio travestito da nuovismo»


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. Stasera il Patt deciderà quello che farà il 21 ottobre. Ma al parlamentino degli autonomisti non prenderà parte Ugo Rossi. Il presidente della Provincia, e leader delle Due stelle alpine, in questo colloquio ne spiega i motivi. Ma non solo.

Presidente Rossi lei ora cosa farà? E il Patt?

«C’è un partito, quello autonomista, che ha 70 anni di storia. Un partito che mette al primo posto non gli interessi di una coalizione, o di una parte. Ma mette davanti a tutto quelli di un territorio. Probabilmente dava fastidio che il Patt potesse essere un partito di riferimento».

Cosa crede potrà accadere?

«Qualunque cosa accadrà, continuerò a radermi. Niente barba biblica. Il tema non è quello dei destini personali: ho fatto 10 anni di politica ai massimi livelli e da un punto di vista professionale posso anche tornare a fare quello che facevo prima. Per il Trentino l’unica cosa che conta è preservare l’autonomia e cercare di tramandarla a chi verrà dopo di noi».

E il Patt che farà?

«Al mio partito ho espresso il convincimento che in questo momento è necessario non ci sia alcun condizionamento da parte mia né diretto, né indiretto. Quindi non parteciperò alla riunione del Patt di domani (oggi). Credo che il partito abbia il diritto, ma anche il dovere, di fare delle scelte chiare e definitive. Il Patt sa che serve mettere l’Autonomia al primo posto e mantenere saldo il rapporto con Bolzano, prerogativa che abbiamo in dote solo noi».

Cosa c’è sul tavolo?

«C’è una possibilità di essere ancora partito di riferimento se si vuole provare a vincere, quindi allargandosi anche ad altri. Ma se dovesse invece vincere la Lega si deve cominciare fin da subito un lavoro di costruzione, territoriale, che non è quello delle 25 liste di valle. Un modo quello per raccattare voti. Noi dobbiamo fare un’altra cosa, progettare il futuro, rendendoci conto che oggi i tempi della politica sono molto rapidi».

Insomma il Patt è ad una sorta di bivio.

«C’è la possibilità di continuare la mission storica degli autonomisti».

Un prosieguo che dovrebbe avvenire con lei o senza di lei?

«E’ una decisione che appartiene esclusivamente al partito autonomista. Qualsiasi decisione verrà presa io l’accetterò: così come ho fatto in tutti questi anni in cui ho lavorato per renderlo forte, portandolo al vertice. Un aspetto della nostra classe politica, la dovrei però sottolineare».

A che cosa si riferisce?

«Abbiamo qui Matteo Salvini che imperversa da una settimana. Mi preoccupa il silenzio assordante dei grandissimi strateghi della politica che, in questi cinque mesi, hanno teorizzato il cambiamento del leader della coalizione per poter vincere contro la deriva leghista. Nessuno ha parlato di politica o ha opposto il minimo segnale di contrarietà o di resistenza a ciò che Salvini viene a dire in Trentino. Né la sinistra autoconvocata, né gli ortodossi del Pd. Né il vecchio travestito da nuovismo, rappresentato dai civici delle liste acchiappa voti. E un pensiero su Fugatti...».

Quale?

«A Pinzolo Salvini ha lanciato la campagna per Fugatti presidente e in mezz’ora di comizio non lo ha nominato una volta. E un segnale di quanto l’idea di autonomia sia presente a parole in Salvini, ma non sentita culturalmente».













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