Qui l’integrazione passa anche da una fetta strudel  

I sette richiedenti asilo sono arrivati in Banale, ma la Lega chiede un referendum L’assessore Rigotti porta loro i dolci trentini ed una vicina ha regalato il televisore


di Sandra Mattei


SAN LORENZO IN BANALE . Joseph e Paul, sono nigeriani. Frankye ghanese. Ripetono come un mantra che per loro, adesso, la cosa più importante è lavorare. «We want to work, we can’t stay all day doing nothing». Certo, a maggior ragione ora che questi giovani richiedenti asilo politico sono arrivati a San Lorenzo in Banale, insieme ad altri quattro loro compagni, tutti africani, far passare il tempo è un’impresa difficile.

Già l’arrivo in quel del Banale non è stato facile, preceduto da una marea di proteste. L’onda lunga del dissenso è iniziata un mese prima con il presidio della Lega guidato dal deputato Diego Binelli davanti al “B&B La Casa di Wilma”, poi il fuoco appiccato alla porta della struttura, infine la raccolta di firme (196, però non tutte del paese) accompagnata dalla proposta di un referendum per fare esprimere la popolazione sulla loro accoglienza o meno. Iniziative sempre della Lega Nord, promosse dal deputato Binelli e dalla capogruppo Cinzia Parisi nel consiglio di Comano Terme.

Il sindaco di San Lorenzo Dorsino, Albino Dellaidotti, pur con delle riserve per le modalità con cui sono arrivati i sette richiedenti asilo, ribadisce che la comunità di San Lorenzo e Dorsino è accogliente: «Forse avremo preferito che fossero meno o divisi in due gruppi - ha commentato Dellaidotti - ma la stragrande maggioranza del paese non si è opposta. Ora aspettiamo che si rendano disponibili le associazioni, alle quali abbiamo scritto, perché propongano attività in cui coinvolgerli ed eventuali lavori». Per quanto riguarda il referendum, proprio il consiglio comunale dell’altra sera ha nominato il Comitato dei garanti, per stabilire l’ammissibilità o meno del referendum.

In attesa di conoscere se la comunità di San Lorenzo e Dorsino si esprimerà sull’accoglienza dei profughi, in paese regna un clima tutt’altro che teso e preoccupato. Come spiegato per filo e per segno anche nell’assemblea pubblica di un mese, alla presenza dell’assessore provinciale Luca Zeni, i sette africani fanno parte del progetto di seconda accoglienza, dopo essere stati per circa un anno alla residenza Fersina di Trento. Li troviamo seduti attorno al tavolo della cucina del “B&B La casa di Wilma”, rivestita da calde pareti in legno, con Golnar, del Consorzio lavoro ambiente (Cla partner di Cinformi) che segue i progetti di inserimento dei richiedenti asilo politico in varie aree trentine. Spiega: «In questa seconda fase, si fa in modo che i richiedenti protezione diventino autonomi. Gli operatori continuano a seguirli, passando alcuni giorni da loro, ma l’importante è che riescano a gestirsi da soli, sia in casa, con la spesa, sia con la ricerca di un’attività. Noi li aiutiamo se servono intermediari per i contatti di lavoro. A breve ricominceranno inoltre le lezioni di italiano, che frequenteranno a Tione».

I profughi infatti possono lavorare, passati 60 giorni dalla formalizzazione della domanda di asilo in Questura, ma in quel periodo possono anche fare volontariato o seguire percorsi formativi. Per Joseph, Paul e Frankye l’impatto dalla città al piccolo paese è stato duro. Uno dei problemi, per loro, è non riuscire ad andare a messa, perché non c’è la corriera la domenica. Dicono: «Noi siamo cristiani, ma la chiesa della nostra fede è a Trento». Il problema si risolverà quando entrerà in funzione il servizio integrato delle Giudicarie. Cosa facevate in Africa? chiediamo. Joseph, che ha ottenuto da poco la protezione sussidiaria (il secondo gradino, dopo la protezione umanitaria per arrivare allo status di rifugiato) racconta che ha fatto di tutto. «Ho lavorato in ospedale - ricorda - in hotel, ma suono anche la chitarra. Posso fare qualsia cosa, anche lavorare in campagna». Paul e Frankey annuiscono. Il giovane del Ghana sta ancora aspettando di essere convocato dalla commissione in Questura, mentre Paul è in attesa dell’esito. Quest’ultimo racconta che in Nigeria era diplomato in business, mentre Frankey faceva il saldatore. E i rapporti con gli abitanti, a distanza di due settimane dal loro arrivo? Rispondono: «Sappiamo che c’è qualcuno che non ci vuole, ma noi pensiamo che sia possibile vivere insieme». Aggiunge Joseph: «Noi dipendiamo da voi, abbiamo bisogno del vostro aiuto. Ma vogliamo che l’Italia sia orgogliosa di quanto faremo. Noi, come tutti, vogliamo un lavoro ed una famiglia». Raccontano che una signora ha regalato loro la televisione ed ora sperano che qualcun altro si faccia avanti per dare delle biciclette, in modo da potersi muovere più agilmente.

Ci raggiunge Ilaria Rigotti, assessore alle politiche sociali di San Lorenzo Dorsino. Saluta con calore i profughi e chiede loro se è piaciuto lo strudel.

«La prossima domenica - aggiunge - vi faccio il tiramisù».

Spiega che come amministrazione hanno preso i contatti con le associazioni, per poterli introdurre nelle attività della comunità. «C’è la squadra del Brenta Calcio- precisa Rigotti - con la quale potrebbero giocare. E poi, per quanto riguarda il lavoro, ci sono tanti alberghi nei paesi delle Giudicarie dove non dovrebbe essere difficile trovare qualcosa da fare. C’è anche la possibilità di fare un tirocinio all’Istituto professionale alberghiero di Tione, per imparare a cucinare. Dovremo prendere anche i contatti con la Pro Loco, per coinvolgerli nelle feste popolari. Abbiamo in programma varie sagre, la prima è a fine maggio: è la Festa della Madonna, a Deggia, dove potrebbero dare una mano. Si può coinvolgerli anche nella pulizia di sentieri e strade». Già un aiuto, i profughi, l’hanno dato di loro spontanea volontà, qualche giorno fa ai vicini. Sono Claudio Rigotti e la moglie Mina, che hanno una bella villetta con il giardino che si affaccia in via del Promeghin, dove si trova l’entrata del “B&B”. «Stavo pulendo il vialetto vicino a casa - racconta Mina - quando uno di loro mi ha chiesto se volevo aiuto. Mi sembrano tranquilli e per il momento non hanno creato nessun problema»













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