Quel Cristo vale troppo, non può stare nel capitello

Lavis, parte la raccolta firme tra i residenti per riavere il crocifisso. La Soprintendenza vuole che resti nella chiesa di San Giovanni Nepomuceno


di Daniele Erler


LAVIS. Che fine ha fatto il crocifisso del “Pristol”? Non sono pochi quelli che, avventurandosi negli stretti vicoli, sino all'incrocio fra il primo ed il secondo vicolo Bristol, hanno notato nei mesi scorsi la “sparizione” del famoso crocifisso.

I primi ad accorgersene sono stati i cittadini che vivono in queste zone: dapprima hanno esposto il cartello “Chi l'ha visto?”, poi sostituito da una nuova scritta (“In attesa della tua venuta”). Ma non c'è nessun mistero, rassicura l'assessore alla cultura Germana Comunello. Il crocifisso infatti è stato sottoposto al restauro, costato poco più di 5.100 euro, e riportato al suo antico splendore, con la riparazione dei danni causati dal tempo e dalle intemperie. Ora si trova nella chiesetta di San Giovanni Nepomuceno, a lato del municipio: ma non potrà tornare nel suo luogo d'origine.

Al termine del restauro, la Soprintendenza per i beni storico-artistici ha infatti posto sotto tutela il crocifisso, che non dovrà più essere esposto in strada, ma rimanere protetto all'interno della chiesetta del municipio.

L'amministrazione ha così commissionato all'artista Egidio Petri una copia pressoché identica della scultura (costata 2.180 euro alle casse del Comune). Sarà questa ad essere esposta sul Pristol: il lavoro è quasi ultimato, e sarà presentato a breve in una serata aperta alla cittadinanza, nella quale i due crocifissi (l'originale e la copia) saranno mostrati, uno accanto all'altro. Allora, assicura l'assessore, «saranno dati tutti i chiarimenti ai cittadini interessati».

L'idea di non poter più ammirare il proprio crocifisso nel suo luogo originale, non piace però a tutti lavisani, soprattutto a quelli cresciuti accanto alla statua. I vicini hanno promosso una raccolta firme, per richiedere che il crocifisso originale torni al suo posto. Vicino abita anche Paolo Facheris, capogruppo del Pd, che in consiglio siede all'opposizione. «Tutta la faccenda del restauro è stata gestita male», lamenta Facheris. «L'assessore doveva incontrare i cittadini prima, non a lavori conclusi. Il crocifisso è qui da quasi un secolo, e deve tornare al suo posto. Se davvero c'è il vincolo della Soprintendenza, basterebbe studiare una protezione o un sistema d'allarme».

«Sono amareggiata per queste prese di posizione», replica l'assessore Comunello. «Quel crocifisso è di tutta la comunità, non solo degli abitanti del Pristol, e il comune ha il dovere di salvaguardarlo. L'amministrazione ha il solo scopo di salvare e preservare le opere d'arte della borgata». Al termine della Grande Guerra, il crocifisso era stato trovato sul greto dell'Avisio (nei pressi del ponte dei Vodi) dai fratelli Luigi e Giovanni Depaoli, che lo avevano restaurato ed esposto proprio sul Pristol, dove vivevano. Lì è rimasto fino a qualche mese fa, quando – viste le sue precarie condizioni – ne è stato commissionato il restauro.













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