Quei mitici anni ai tavoli del Forst

Oppici va in pensione e per l'osteria si chiude un ciclo: dagli schützen a Prodi


Luigino Mattei


Quando questo giornale si chiamava "Alto Adige" e l'edizione trentina si stampava a Bolzano, 3 di noi - allora giornalisti in quella redazione - non erano sposati ma in cambio godevano di larghe amicizie tra le ragazze e soprattutto facevano lo straordinario (non pagato...) sostando nella vicina Birreria Forst di via Oss Mazzurana. Se la prima metà del lavoro di cronaca è raccogliere le notizie, quella metà di lavoro noi la esercitavamo ai tavoli del tipico ristorante gestito da Franco.  Adesso che ha deciso di andarsene in pensione, Franco Oppici non può fare a meno di ricordare con un po' di magone i tanti anni vissuti in simbiosi con la città. Dire che il locale è stato la sua famiglia è dire la realtà anagrafica: era ancora cameriere ai tavoli, quando nel dicembre 1965 chiese in matrimonio la signorina Bruna che lavorava in cucina; dal 1978 fino al 2000 ha gestito in proprio il ristorante insieme alla moglie e alle figlie Serena e Maria. Dal primo gennaio si godrà il meritato relax nella casa di famiglia della moglie a Fraveggio di Vezzano, da dove al tramonto intravvede il luccichio del Garda e la Rocca di Castel Arco, con un po' di pianura a bosco e prato tutto intorno che lo riconcilierà con il ricordo con la nativa Casalmaggiore in quel di Cremona. «Sono riconoscente a questa città che mi ha adottato quando vi sono giunto a 24 anni con le sole esperienze fatte nella trattoria dello zio a Novi Ligure ("era di casa Coppi con la dama bianca") e a Villa Olmo sul Lago di Como».  Prima al ristorante Roma con i fratelli Borlotti e poi subito al Forst, promosso sul campo dalla muliebre dinastia Forst (tre dame al comando: nonna, figlia, nipote) che a Trento ha acquistato l'intero palazzo e lo considera come una perla di grande prestigio del suo vasto impero. Negli atti del Comune nel palazzo vi figura una Ostaria aperta nel 1903. Per questo ha avuto un'artistica targa dal sindaco, la settima a poter fregiarsi come «Antica Osteria». Fino ad una recente ristrutturazione l'entrata del palazzo era sormontata da un dragone, forse in onore degli Ussari austriaci che non mancavano di frequentarlo, da buongustai della vera birra. Perché questa è ancor oggi la qualità che fa la differenza. I fusti che arrivano giornalmente da Merano contengono 30 litri di birra prodotta a fermentazione naturale. Gli intenditori sanno qual è la differenza rispetto alle birre pastorizzate.  In 35 anni Franco ne ha vissuti di episodi da raccontare. Un momento di involontaria celebrità quando la Compagnia degli Schützen di Pergine, la prima a costituirsi in Trentino, si è presentata in gran pavese a culminare il suo primo raduno nelle sgargianti divise piumate. La citata frequentazione dei cronisti dell'"Alto Adige" e l'arguzia di Franco de Battaglia nel descrivere l'insospettata invasione paramilitare, valsero ad infiorare un piatto di crauti come un'occupazione pan-tirolese: così almeno venne descritta dalla stampa nazionale.  Bossi alla Forst c'è stato a cena, due volte Prodi ("era sabato sera, chiese una pizza da 10 euro, il lunedì mattina si alzò con i voti che gli ridiedero la Presidenza del consiglio"). Prima di loro Benito Mussolini nel 1910, da scapigliato giornalista ingaggiato da Cesare Battisti, frequentava abitualmente la Forst tanto quanto "I Tre Garofani". Nell'album di foto che campeggia all'entrata: Fassino, Franceschini, Rutelli, Fioroni, mescolati alle foto di gruppo dei cori Cima Verde di Vigo Cavedine, della Sosat, della Sat, del Coro Alpino di Gardolo, del Coro Dolomiti di Romagnano e Andrea Castelli vestito da Passatore con il cappellone da bandito insieme ai suoi "Spiazaroi". Enrico Bortolamedi e Claudio Libera, (ancora "quelli dell'Alto Adige") per 15 anni hanno gestito da qui con gli altri «amici di via Oriola» il Carnevale dei Bambini che intratteneva lungo tutta una settimana i ragazzini sotto il tendone eretto in piazza Italia con giochi e merendine. Tutto gratis, comprese le bevande (non alcoliche...) prelevate dalla Forst.  Una bella pagina, e sicuramente una forte rivalutazione degli immobili che vi si affacciano, è stato il totale rifacimento dell'arredo urbano di via Oss Mazzurana e degli altri tre lati del «Giro al Sas»: 22 miliardi di lire catturati dal sindaco Goio al Fondo europeo e gestiti dal suo successore Dellai che si avvalse della circostanza come apprendistato nel gestire alla grande un bilancio in abbondanza. I lavori durarono mesi e mesi. In via Oss Mazzurana c'erano due passerelle sopra due metri di fossato per il contestuale rifacimento delle tubazioni. «Sì, c'è stato un po' di mugugno tra gli esercenti, ma noi abbiamo sempre avuto pieno».  Dopo il 31.12 palazzo Forst resterà chiuso per un rifacimento che prevede un nuovo piano terra a piastrelle messe in posa a forma di rosa come nel nuovo grande piano di cottura nella fabbrica meranese, mentre al piano rialzato riapparirà il tappeto, grande tutta la sala, che è stato descritto nella cerimonia d'apertura, il giorno di San Giuseppe 1959. Alla successione di Franco Oppici arriva il giovane Nicola Malossini, che si è fatto le ossa nel ristorante di via Pio X. Di sicuro resterà il piatto forte della casa: «canederlo al sugo, würstel, carré affumicato, lonza allo spiedo, crauti e brezel austriaco, euro 12,70». In piatti di maiolica divisi in tre: lo stesso menù preso in eredità da Ermanno Dalvit che gestì la Forst fino al'65.  

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