Puzzone e Trentingrana alla conquista di New York

Formaggi nostrani nel tempio di «Eataly». E Ferrari è il «big» dell'enoteca. Camilla Lunelli: «Il nostro spumante protagonista nelle cene dei grandi chef»


Luca Marognoli


NEW YORK. Che all'inaugurazione siano volati tappi di Ferrari, avvezzo a bagnare i tappeti rossi della notte degli Oscar e quelli erbosi delle finali mondiali, non fa quasi notizia. Ma vedere sulla quinta strada di New York, in quel tempio del gusto tricolore chiamato Eataly, anche il Trentingrana e il Puzzone di Moena è roba da montarsi la testa. E farla girare a Mellarini.

Ebbene sì, Trento ha conquistato New York. Anzi - restando in tema - si è mangiato la Grande Mela, ma a gioirne per primo è il palato dei newyorkesi. Gente abituata al melting-pot gastronomico, a mangiarsi le "chicken wings" (alette di pollo) in una scatoletta di cartone nella pausa pranzo, a Bryant Park, ma anche a frequentare chef e locali di fama planetaria. E da Eataly, inaugurato il 31 agosto a un passo dal Flatiron building, il grattacielo a ferro da stiro che è uno dei simboli di Manhattan, i gourmet stanno trovando pane per i loro denti, nei 6 mila metri quadri del megastore gastronomico, nel rooftop (di prossima apertura) di 650 con vista sui grattacieli e nei 6 ristoranti tematici all'interno.

Mentre la gente fa la coda al bar per mangiare un gelato come si deve, si sente parlare italiano tra gli espositori. Il parmense Massimo Pezzani e il cuneese Fiorenzo Giolito, specializzato in formaggi, esaltano i prodotti trentini: «Il Trentingrana è anche più richiesto del padano, poi c'è il Puzzone che è ottimo. Ci sono anche clienti preparati che questi prodotti li conoscono già e vengono a comprarli».
Nell'enoteca spicca il Ferrari, ma tra i grossi nomi trentini c'è anche Cavit. «Abbiamo sposato il progetto Eataly fino a quando a Torino era un cantiere, grazie all'amicizia con Oscar Farinetti, l'ideatore, sempre molto vicino a Slowfood», spiega Camilla Lunelli, responsabile della comunicazione di Cantine Ferrari. «Ormai, ci ha detto, ogni punto vendita che apro devo bagnarlo con Ferrari, che mi porta fortuna. Per New York l'idea è di avere un luogo che faccia anche cultura delle bollicine. In America ce n'è poca, in particolare poca conoscenza dell'Italia dello spumante: deve essere ancora spiegata. Nello store lavorano molto con pannelli e tabelloni esplicativi: l'Italia è divisa in tre settori principali, Trentino, Franciacorta e Alta Langa». Ferrari è presente in tutti i ristoranti interni, con spumante in bicchiere e in bottiglia. «Quando aprirà il rooftop, tra non molto, saranno organizzati una serie di aperitivi Ferrari. Dal 12 al 14 di ottobre, inoltre, accompagneremo l'evento "Identità golose", che sbarca a New York con 11 chef italiani di fama, da Bottura dell'Osteria Francescana di Modena a Esposito, della Torre del Saraceno di Vico Equense. Il top della cucina italiana sarà a New York e tutte le cene saranno accompagnate da Ferrari».

Al marchio trentino, però, la vetrina alimentare sta stretta e lo si è visto anche in quelle delle grandi griffe dell'abbigliamento. «Per la "Vogue Fashion night out", che si è tenuta a metà settembre a Milano, New York e Parigi, Prada ha voluto solo Ferrari e ci ha fatto molto piacere. Contribuiamo ad una visione a tutto tondo del made in Italy, che è la declinazione di uno stesso stile di vita».

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